Secondo l’ultimo report di “OKkio alla Salute”, il sistema di sorveglianza del ministero della Salute sul sovrappeso e l’obesità e i fattori di rischio correlati nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni), su un campione di 50mila bambini di terza elementare, il 20,4% è in sovrappeso e il 9,4% è obeso. Il dato più grave è che l’80% dei bambini obesi resta tale da adulto. È quanto emerge dai dati raccolti dalla Federazione Italiana Medici Pediatri, presentati al Congresso scientifico Nazionale che si è svolto la scorsa settimana. “Il momento in cui un’alimentazione esclusivamente lattea è integrata con cibi solidi e semisolidi è estremamente delicato – afferma il Presidente della FIMP, Antonio D’Avino -. Si tratta di un periodo di durata variabile in cui, con una progressione graduale, il lattante giunge a una alimentazione simile a quella del resto della famiglia. Il punto è proprio come ci si nutre all’interno del nucleo familiare: l’ineguaglianza sociale incide drammaticamente sul futuro stato di salute della persona. Le buone pratiche della nutrizione si fanno perlopiù in quella finestra temporale. A oggi in Italia sono 100mila i casi di obesità e sovrappeso infantili. Le madri giovani, meno istruite, nubili, con attività lavorativa manuale e con minor disponibilità economica hanno un rischio maggiore di interrompere l’allattamento al seno e di iniziare l’Alimentazione Complementare prima del periodo raccomandato. Un altro fattore di rischio è un più breve periodo di assenza dal lavoro per maternità. Un precoce rientro al lavoro è associato a un’interruzione anticipata dell’allattamento al seno che, oltre alla precoce introduzione di una formula, si associa anche a un inopportuno inserimento di cibi solidi, il che avviene più spesso in madri con minor livello di istruzione, che sembrano anche essere più facilmente influenzabili dal marketing, dalle pressioni sociali e da suggerimenti inappropriati del Web. Anche la qualità degli alimenti offerti ai bambini è inferiore rispetto a figli di madri con miglior livello di istruzione. Le famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-economico-culturale, infatti, usano più cibi pronti, aggiungono zucchero e sale ai cibi preparati in casa, si avvalgono del fast food anche per l’alimentazione del bambino, e, mentre introducono un numero maggiore di cibi all’inizio dell’Alimentazione Complementare, a un anno di età del bambino fanno assumere una varietà di cibi inferiore rispetto ai figli di famiglie di livello socio-culturale più alto. È importante intervenire prima possibile, già durante la gravidanza, inserendo la figura del pediatra nei corsi pre-parto, per prevenire l’instaurarsi di comportamenti scorretti. Come Pediatri di Famiglia ci impegniamo a formare e informare i genitori, sulle potenzialità protettive di ciò che mangiamo da piccoli, su quanto le scelte compiute nei primi due anni di vita pesino sull’adulto che verrà”.
“Queste raccomandazioni per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili e per la riduzione delle ineguaglianze sociali” – spiega Giuseppe Di Mauro, Segretario Nazionale alle Attività scientifiche ed Etiche della FIMP e Presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale – sono state pensate proprio per offrire a tutti i Pediatri di Famiglia strumenti per indicare i passaggi corretti ai genitori, con indicazioni redatte su una solida base di evidenza scientifica. Segnaliamo che la qualità delle evidenze è risultata alta in tre casi molto specifici: la raccomandazione negativa forte sull’assunzione di latte vaccino nel primo anno di vita, per il rischio di anemia carenziale; la raccomandazione negativa forte sull’introduzione anticipata o posticipata del glutine per prevenire l’insorgenza di Malattia Celiaca; la raccomandazione positiva forte sull’introduzione del glutine all’inizio della Alimentazione Complementare assieme agli altri alimenti”.
“Su alcuni quesiti – conclude Raffaella De Franchis, Referente Area Alimentazione e Nutrizione della FIMP – abbiamo bisogno ancora di risposte chiare e riproducibili. Il futuro della ricerca si svilupperà in più direzioni. Tra queste: il ruolo degli alimenti sullo sviluppo di patologie croniche non trasmissibili, nelle età successive; età o range temporale in cui uno specifico nutriente può agire da stimolo per un processo di programming; importanza del meccanismo del tracking per nutrienti come sale e zucchero; reale efficacia di nuovi stili di Alimentazione Complementare sulla migliore crescita dei bambini, sulla prevenzione dell’obesità e sul miglioramento delle consuetudini alimentari della famiglia”.