Con la diffusione della pandemia a livello globale, si è visto che le persone con obesità e malattie legate all’alimentazione sono più suscettibili alle complicazioni e alla morte per COVID-19.
Nonostante le sovrabbondanti prove sulla necessità di adottare una dieta sana, la pandemia COVID-19 ha offerto all’industria di alimenti e bevande un’occasione unica di crescere nei paesi a reddito medio-basso. Durante la pandemia, multinazionali come Coca-Cola, McDonald’s e Nestlé, tra le altre, hanno rapidamente promosso cibi nocivi ultra-processati e bevande zuccherate. Queste ditte hanno adottato molteplici strategie di marketing, facendo appello a sentimenti come la nostalgia e la comodità, mentre la gente in tutto il mondo era isolata in casa. I sostenitori di politiche alimentari sane hanno espresso preoccupazione per attività quali:
• Abbinare “azioni di solidarietà” a un marketing aggressivo di cibi spazzatura e bevande zuccherate, per ripulire l’immagine delle ditte (nutri-washing). Si tratta di una strategia di marketing che fa assumere a un prodotto caratteristiche salutari o benefiche che non ha, perché non ha alcun valore nutritivo o è in realtà dannoso per la salute. Questa strategia consente all’industria di posizionare meglio la propria narrazione al pubblico, facendo passare prodotti ultra-processati come positivi per la salute, per non incappare nelle norme governative.
• Presentare cibi e bevande ultra-processati come “prodotti essenziali”, mentre non sono alimenti sani.
• Compiere azioni filantropiche mentre si fa attivamente pressione contro politiche alimentari salutari.
Una ONG statunitense, Global Health Advocacy Incubator, ha pubblicato a metà novembre un documento sul tema, la cui sintesi è stata pubblicata sulla newsletter del comitato Nograzie, a firma di Adriano Cattaneo.
Il documento dimostra come i giganti dell’industria di alimenti e bevande abbiano sfruttato la pandemia per promuovere una buona immagine di se stessi. Il rapporto rileva inoltre come la debolezza dei regolamenti e la mancanza di norme sugli alimenti salutari in alcuni paesi abbiano lasciato la porta aperta all’industria per minare i progressi verso politiche alimentari sane.
Durante il lockdown, le strategie di marketing di Big Food e Big Soda hanno fatto appello alla vulnerabilità dei consumatori per promuovere il cibo spazzatura come un elisir per tempi difficili.
Dipendenti, lavoratori in prima linea e un pubblico in cerca di sostegno e speranza hanno trovato un’industria che promuove i propri prodotti come fonte di conforto. In questo momento difficile, in cui la disinfezione e la sicurezza alimentare erano le principali preoccupazioni, l’industria ha associato la “sicurezza alimentare” al cibo sano. Questo messaggio ingannevole ha contribuito a presentare cibi e bevande malsani come sicuri e vitali per il consumo domestico. L’industria ha inoltre rafforzato il suo ruolo di attore essenziale nel sistema alimentare, sottolineando il suo impegno per la continuità della distribuzione.
Trovi l’articolo completo sul numero 105 de L’altra medicina