Meditare è chiudere gli occhi, chiudere la porta verso l’esterno ed entrare dentro di noi, per scoprire cosa vi è all’interno, quali emozioni, pensieri, sensazioni, tendenze. C’è un mondo fuori di noi ed un mondo dentro di noi.
Meditare è scoprirsi, conoscersi, incontrarsi, con onestà e trasparenza, è accogliersi, abbracciarsi per come si è con sincerità.
Meditare è ascoltare il proprio sentire, quello che spesso nascondiamo per timore di essere giudicati e mal visti.
Meditare è amarsi, accettare la nostra parte di luce e di ombra.
Meditare non è da illuminati, un illuminato è in costante meditazione, ma è per comuni mortali, per chi è arrabbiato, depresso, insoddisfatto, triste, preoccupato; è utile per accogliere tutto ciò che proviamo, senza reprimerlo, sotterrarlo, evitando che diventi una bomba che prima o poi esploderà quando meno ce lo aspettiamo, nel momento meno opportuno, con le persone che non c’entrano nulla, ma che semplicemente hanno aggiunto la goccia che fa traboccare il vaso.
Se chiediamo a persone diverse com’è la vita, noteremo che la percezione di ognuno è differente dall’altro. C’è chi pensa che la vita è dura, chi pensa che è meravigliosa, chi crede che è ingiusta, chi un dono, chi un incubo. La meditazione ci permette di osservare ciò che è, dall’esterno, senza il nostro giudizio, senza condizionamento, ci permette di comprendere che la vita è esperienza, possiamo utilizzarla per evolvere, per crescere, per miglioraci cogliendo ogni opportunità o possiamo sopravvivere, farci risucchiare dagli eventi, dalla melma.
Attraverso la meditazione cambia la percezione, la nostra capacità di distaccarci emotivamente da ciò che accade, possiamo diventare come un meraviglioso fiore di loto , che nonostante emerga dal fango, dalla melma, grazie alla capacità dei suoi petali di far scivolare le impurità emerge in tutto il suo splendore. Ci auguriamo attraverso la meditazione di sbocciare e di poter divenire la migliore versione di ciò che siamo, ognuno unico e speciale per com’è.
Trovi l’articolo completo di Elena Cei sul numero 110 de L’altra medicina.