La diagnosi di diabete si ha per precisi valori di glicemia o di emoglobina glicata. Ma quali sono i sintomi che devono allarmarci e farci pensare di poter essere diabetici?
Prima di diventare diabetici, naturalmente, si passa dalla resistenza insulinica, che è quella fase in cui è richiesta una maggior quantità di insulina per ottenere gli stessi risultati di riduzione della glicemia che si avevano in precedenza. E qui subito serve un chiarimento, perché la resistenza non si induce nella stessa misura in tutte le cellule, ma si instaura specificamente nelle cellule muscolari mentre rimane pressoché identica nel tessuto adiposo. Il che significa che l’eccesso di zuccheri nel sangue privilegerà il tessuto adiposo per creare scorte, mentre farà più fatica a ripristinare il glicogeno muscolare. Questa è una delle cause per cui il resistente insulinico tende ad ingrassare rapidamente.
La fase della resistenza insulinica può durare anche anni con l’ingrassamento come sintomo principale, ma prima o poi evolve a diabete, e lì è importante capire che cosa succede.
Durante il periodo di resistenza insulinica il paziente può trovarsi spesso di fronte ad alti e bassi glicemico alquanto frequenti (anche perché di solito non ha alcuna coscienza del problema ed ingoia zuccheri, dolciumi, caramelle e bevande gassate come se non ci fosse un domani). Un momento di iperglicemia genera una temporanea euforia cerebrale (che è poi la trappola che porta a desiderare cibi zuccherini in continuazione). Un’ipoglicemia invece ci rende irritabili, stanchi, confusi, depressi, affamati (si veda la correlazione da me descritta tra ipoglicemia e depressione su “Mangia muoviti ama” edito da Ponte alle Grazie). In crisi ipoglicemica la prima cosa che faremo sarà quella di cercare nuovo cibo per tamponare il buco, e quello che cercheremo sarà naturalmente ciò che di più zuccherino ci sia a portata di fauci. Anche questo è un potente meccanismo di ingrassamento che porta a consumare molte più calorie del necessario e che colpisce indifferentemente sia i resistenti insulinici sia i diabetici di tipo 1 che assumono generosi dosaggi di insulina.
Inoltre, ma questo è meno percettibile rispetto ai sintomi da sbalzo insulinico, dobbiamo ricordare che l’insulina ha anche effetti di stimolo alla proliferazione cellulare e proinfiammatori, entrambi predisponenti sia a patologie oncologiche che reumatiche o cardiovascolari. Tutti effetti che dovrebbero sconsigliarci dal tenere alta l’insulina a causa delle nostre errate abitudini di vita.
Quando comunque, dopo un adeguato lasso di tempo, la resistenza insulinica si trasforma in diabete, i sintomi principali che si percepiscono sono poliuria (si urina tantissimo, svegliandosi anche più volte la notte), polidipsia (una sete feroce, conseguenza della poliuria) e nonostante un appetito particolarmente vorace, si incomincia a dimagrire. All’inizio impercettibilmente, poi in modo sempre più marcato.
È il sogno che ci ha sempre accompagnato: poter mangiare come boscaioli canadesi tutto quello che ci piace senza mettere su un kg! Purtroppo è l’inizio della fine: l’insulina è infatti indispensabile al passaggio dei nutrienti (tutti: non solo gli zuccheri) nelle cellule e dunque il paziente incomincia ad esperire uno stato di sottonutrizione.
Chiunque si trovi in questa spiacevole situazione non faccia come quel signore sessantenne che, in visita da me per la moglie che non riusciva a dimagrire con nessuna dieta, ridacchiava dicendo: “Ah ah dottore, ora lei sta prescrivendo una serie di regole per mia moglie, ma pensi che fortunato che sono io, invece! È da qualche mese che mangio tutto quello che mi pare e invece di ingrassare perdo peso… Ah ah!”. Inutile dire che, appena effettuata una emoglobina glicata urgente, risultò poi essere un diabetico in fase avanzata, la cui insulina già non funzionava più.
Tanta fame, tanta sete, tanta pipì devono sempre farci controllare glicemia ed emoglobina glicata al più presto.
Trovi l’articolo completo del dott. Luca Speciani sul numero 112 de L’altra medicina.