Le città di oggi sono costruite in modo da essere il più possibile lontane dalle esigenze umane. Automobili, sporcizia, rumore, spazi ridotti, impossibilità di fare sport e, soprattutto, inquinamento. Questo era il grido d’allarme lanciato da Luca Speciani, direttore de L’altra medicina, in un’inchiesta sulle città del futuro, pubblicata sul numero 107 (luglio 2021).
Allo spinoso e (purtroppo) sempre attuale tema dell’inquinamento Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale, dedica un interessante approfondimento. Quali sono le città più inquinanti del mondo? Ecco la lista delle 25 metropoli che, da sole, producono il 52% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra.
Coprono appena il 2% della superficie terrestre, eppure contribuiscono in larga misura alla crisi climatica:sono le grandi città del mondo. Le più inquinanti sono quelle cinesi, ma nella top 25 ci sono anche Mosca, Istanbul, Tokyo e New York.
Le smart city – e più in particolare le “Sensoworks Smart City” (www.sensoworks.com) potranno avere un ruolo chiave per ridurre l’inquinamento e favorire la nascita di paradigmi di consumo etici, con consistenti positive ricadute per tutti i cittadini.
Nella top 25 figurano: Handan con 200 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti immesse in atmosfera ogni anno, Shangai (190 Mt CO2 eq.), Suzhou (150 Mt CO2 eq.), Dalian (143 Mt CO2 eq.), Pechino (133 Mt CO2 eq.), Tianjin (126 Mt CO2 eq.), Mosca (114 Mt CO2 eq.), Wuhan (112 Mt CO2 eq.), Qingdao (94 Mt CO2 eq.), Chongqing (82 Mt CO2 eq.), Wuxi (78 Mt CO2 eq.), Urumqi (76 Mt CO2 eq.), Bangkok (74 Mt CO2 eq.), Istanbul (73 Mt CO2 eq.), Guangzhou (72 Mt CO2 eq.), Huizhou (69 Mt CO2 eq.), Sijiazhuang (68 Mt CO2 eq.), Zengzhou (67 Mt CO2 eq.), Shenyang (61 Mt CO2 eq.), Shenzhen (61 Mt CO2 eq.), Kunming (61 Mt CO2 eq.), Hangzhou (61 Mt CO2 eq.), Tokyo (59 Mt CO2 eq.), Hong Kong (57 Mt CO2 eq.) e New York (55 Mt CO2 eq.).
Le città dell’UE si collocano invece fuori classifica, ma non sono neanche troppo virtuose. La più inquinante è Francoforte al 30mo posto del ranking mondiale con 46 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti immesse in atmosfera ogni anno. Seguono sul podio dell’UE: Atene al 36mo posto (38 Mt CO2 eq.) e Berlino al 46mo posto (27 Mt CO2 eq.)
La prima città italiana è invece Torino che si colloca al 52mo posto con “appena” 6 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti immesse in atmosfera ogni anno.
Certo è che quello delle grandi città è un vero problema per l’ambiente. “Anche perché il 75% del consumo delle risorse naturali avviene nelle grandi urbanizzazioni e proprio le città sono anche le principali responsabili della produzione di rifiuti” sostiene il Ceo e co-fondatore di Sensoworks, basandosi su dati del Parlamento Europeo.
Anche nell’Unione Europea, oltre 50% del totale dei rifiuti viene prodotto nelle grandi città e queste sono responsabili – sempre secondo il Parlamento Europeo – di emissioni di CO2 ed altri gas climalteranti in una misura – variabile all’interno dell’Unione Europea a seconda del Paese – che va da un minimo del 60% ad un massimo dell’80% del totale.
Il nuovo modello di Città Intelligente permetterà tuttavia di migliorare sensibilmente questi parametri, riducendo l’inquinamento e favorendo la nascita di paradigmi di consumo etici nelle grandi città, con consistenti positive ricadute economiche per tutti i cittadini. L’idea è anche quella di riqualificare a lungo termine mezzi, edifici, infrastrutture e prodotti, all’insegna della massima adattabilità e durevolezza, privilegiando materie prime di provenienza locale – preferibilmente riciclate e riciclabili – ed utilizzando fonti di energia rinnovabile.
Il concetto stesso di “smart city” è quello di città più resilienti, che puntino all’obiettivo dell’indipendenza produttiva ed energetica in un contesto – quello urbano – dove oggi vive il 75% della popolazione europea (dati Eurostat) e dove vivrà il 68% della popolazione mondiale (proiezione delle Nazioni Unite al 2050).
Quelle stesse città che contribuiscono al 60-80% delle emissioni climalteranti del Pianeta hanno quindi un impatto fortissimo sui cambiamenti climatici in atto. Ecco perché il concetto di città deve evolvere e diventare “smart“,progredendo verso uno sviluppo non solo economico ma anche di sostenibilità ambientale e di efficientamento energetico.
Come in sostanza? “L’obiettivo principale della smart city è quello di migliorare la vita di chi abita o lavora in città attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali di ultima generazione quali algoritmi, big data, intelligenza artificiale (IA), machine learning, deep learning, sistemi V2X (Vehicle-to-Everything) – evoluzione dell’Internet of Things applicata alle automobili ed alle connessioni ai sensori disseminati lungo le principali arterie cittadine – e via dicendo” rispondono gli ingegneri di Sensoworks.
In concreto, lo scheletro delle nuove città non saranno più cardi e decumani come nell’Antica Roma, ma infrastrutture e reti dove far passare tutti i servizi di una città intelligente, includendo illuminazione, reti idriche, reti di trasporto multimodale, banda larga, smart grid, dispositivi IoT, sistemi V2X e network di sensori che producano in continuo dati sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sul traffico e sulle disponibilità di parcheggi (smart mobility management), sullo stato di riempimento di un cassonetto (smart waste management), sulla necessità di manutenzione di un tunnel o di un ponte, includendo tutta la sfera del monitoraggio ambientale che – attraverso l’applicazione di algoritmi predittivi – consente di anticipare eventi avversi come incendi e terremoti o di intervenire con una maggiore tempestività in caso di incidenti o di reati in corso (smart safe city).