Se in alcune malattie ansia e stress hanno un’importanza secondaria, per i gastroenterologi sono l’ospite certo e indesiderato in ambulatorio o in reparto, assieme al malessere dichiarato dal paziente. Per questo, il piano di cura oggi tiene conto non solo della patologia gastrointestinale, ma anche del suo stato emotivo.
A spiegare l’importanza di questo approccio è Francesco Ferrara, Medico UOC di Gastroenterologia ed Endoscopia Interventistica presso l’Ospedale Maggiore di Bologna, socio AIGO e Responsabile scientifico del corso organizzato con i Presidenti AIGO delle tre Regioni:“Abbiamo voluto dedicare un intero corso per capire e imparare a gestire queste interazioni con terapie mirate e più efficaci. Un tempo non ci si soffermava se non in modo molto marginale su questi aspetti, perché al di là dell’empatia, che è fondamentalmente innata, si insegna una medicina soprattutto tecnica. Cerchiamo di sconfiggere una malattia applicando linee guida e protocolli di trattamento sulla base di studi rigorosi. Ma l’essere umano è molto più della sua malattia, e nel nostro settore è incredibile quanto i sintomi possano variare secondo gli stati d’animo”.
Tutti, in varia misura, soffiamo di questa correlazione “pancia-testa”, e se in parte si tratta di reazioni fisiologiche, ovvero fanno parte di un meccanismo di risposta normalmente previsto nel funzionamento del nostro organismo, in altri casi sono una vera concausa o un ostacolo alla guarigione.
“Per fare un esempio – prosegue Ferrara – si pensi a quanto sia comune avvertire movimenti intestinali in situazione di forte stress. Il problema insorge quando gli stimoli sono continui, quando le risposte fisiche sono esagerate, o quando si sovrappongono a una malattia già presente, come una infiammazione cronica. In questo caso si crea uno stato di sofferenza, di disagio, che innesca poi un circolo vizioso perchè lo stesso timore di avvertire il disagio può scatenarlo o amplificarlo. E anche se spesso si tratta di disturbi non gravi, spesso non c’è la pillola magica che risolve tutto e bisogna innanzitutto gestire i sintomi, poi cercare di affrontare la causa”.
È possibile però intervenire con alcune pratiche di mindfulness imparando ad ascoltarsi e a ‘gestire’ la propria mente. Abitudini utili per il miglioramento dello stato di salute che oggi si raccomanda per disagi legati agli stili di vita sempre accelerati, per ascoltarci, al pari di una medicina o un integratore.
Tra queste pratiche di autoanalisi e rilassamento, lo yoga è considerato ideale. “Lo yoga è completo. – spiega infatti Francesco Girotti Pucci, Insegnante di Yoga – Comprende attività fisica, fatta di posizioni da mantenere con il corpo (asana) e movimenti tra una posizione e l’altra, e anche esercizi di respirazione e la meditazione. Un silenzioso e distaccato ascolto dei nostri pensieri come se fossimo osservatori esterni”.
Lo Yoga è poi praticabile a ogni età, in qualsiasi condizione psico-fisica, basta assecondare i limiti del proprio corpo. “Forse – precisa ancora il Maestro – la maggior efficacia si ha proprio quando si pensa di non essere adatti, magari per sovrappeso, età avanzata o poca voglia di mettersi in gioco”. Condizione necessaria è iniziare sotto la guida di un insegnante, che saprà adattare la pratica alle condizioni ed esigenze individuali, ma poi si potrà comodamente proseguire da soli, a casa (bastano del tempo, un tappetino e un po’ di costanza) conquistando benessere quotidiano di corpo e mente.
Una corretta alimentazione, infine, sarà il principale alleato per questa pratica olistica di approccio sistemico alla malattia, soprattutto per le malattie dell’apparato gastrointestinale. “Di fatto oggi, – conclude Ferrara – viviamo quasi in uno ‘stato di emergenza’, e se aggiungiamo che l’alimentazione corretta è anche sostenibile dal punto di vista ecologico, abbiamo molto chiaro dove intervenire come gastroenterologi con la massima incisività”.