Il diabete si sviluppa lentamente negli anni senza dare segno di sé se non con un lento e graduale ingrassamento, e poi un po’ per volta incomincia ad esprimere il proprio potenziale patologico in modo drammatico. La qualità della vita scende drammaticamente a causa dei danni macro e microvascolari che induce.
Danni macrovascolari
La causa primaria di tutti i danni da diabete è la generazione nel sangue di composti denominati AGE (advanced glicosilated endproducts) che altro non sono se non i composti glicoproteici derivanti dall’elevata quantità di glucosio nel sangue.
Il problema dipende dall’effetto di questi composti sulle pareti interne dei grandi vasi, e dal danno sui vasi sanguigni più piccoli.
E danni microvascolari
Gli AGE apportano danni anche sui vasi più piccoli, che sono quelli deputati a nutrire i canali nervosi: i cosiddetti “vasa nervorum”. Gli AGE vengono infatti spinti dal torrente circolatorio anche nei vasi più piccoli, nei capillari, danneggiandoli e qualche volta stracciandoli. Questo può comportare una totale interruzione del nutrimento di alcuni distretti nervosi procurando un grave danno neurologico. I canali nervosi più piccoli sono quelli della retina e quelli della sensibilità tattile: ciò significa che il paziente diabetico, sempre a causa degli AGE inizierà a subire danni alla retina e a non provare più sensibilità in interi distretti corporei. La frequenza con cui si verificano questi danni è proporzionale alla pressione arteriosa, e questo non stupisce: maggiore la forza con cui gli AGE vengono spinti nei capillari, maggiore il danno procurato ai capillari.
Innalzamento pressorio
La pressione alta è strettamente legata al diabete, per almeno tre motivi.
Il primo è conseguenza dello sbalzo insulinico da assunzione di zuccheri, che richiama cortisolo e adrenalina (proipertensivi) nella fase di ipoglicemia reattiva.
Il secondo è legato alla placca. Se immaginate un tubo dell’acqua che invece di avere le pareti interne lisce e piane ce le ha gibbose e in grado di restringere il lume, l’unico modo per portare acqua alla fine del tubo nella stessa quantità è quello di esercitare una pressione più forte.
Il terzo invece dipende dall’accumulo di grasso, dovuto alla lunga fase di resistenza insulinica che precede il diabete. Il grasso contribuisce all’innalzamento pressorio, generando poi circoli viziosi da cui è difficilissimo svincolarsi.
Il diabete dunque genera direttamente e indirettamente pressione alta e la pressione alta esacerba i danni da diabete.
Danni neurologici
Abbiamo già accennato ai danni di tipo neurologico legati alla rottura dei “vasa nervorum” da parte dei complessi glicoproteici chiamati AGE, ma il diabete genera anche alterazioni dirette sui neuroni cerebrali sia aprendo, con il proprio effetto infiammatorio, la barriera ematoencefalica (consentendo così a molte molecole potenzialmente dannose di entrare nel “santuario” cerebrale) sia agendo direttamente sul neurone alterandone la struttura, come avviene nell’Alzheimer.
Lente cicatrizzazioni
Si sente parlare spesso di cancrene e amputazioni di arti nei diabetici.
Le proteine glicate (AGE) sono in grado di rompere, con le loro “punte” zuccherine, i vasi sanguigni più piccoli del nostro organismo, come i capillari. Quando un tessuto viene danneggiato per qualunque motivo (un urto, una ferita, un impianto dentale, un’operazione chirurgica) si rigenera gradualmente partendo dai margini della ferita, ricreando un po’ per volta il tessuto nuovo grazie alla produzione di fattori di crescita (come ad esempio il VEGF, fattore di crescita vascolare) che un po’ per volta generano nuove cellule e le ossigenano attraverso la costruzione di nuovi vasellini.
Il problema nel diabetico è che questi vasellini, che all’inizio sono sottili e fragili, vengono rapidamente stracciati proprio dalle proteine glicate, col risultato spiacevole di impedire un rapido processo di cicatrizzazione.
Il cosiddetto “piede diabetico” è un piede che, ormai insensibile a causa della neuropatia diabetica, ha subito dei danni che non riesce a cicatrizzare. Quando la cancrena è troppo avanzata il piede deve essere amputato, ma a rischio amputazione vi è qualunque arto che possa subire la stessa sequenza di neuropatia, danno, non cicatrizzazione e cancrena.
Trovi l’articolo completo del dott. Luca Speciani sul numero 112 de L’altra medicina.