La Psicologia di Segnale si basa sul concetto di segnali psichici, che sono il modo in cui chiamiamo quell’insieme di informazioni che la nostra psiche produce e riceve dall’interno e dall’esterno.
La Psicologia di Segnale si pone l’obbiettivo di stimolare i segnali psichici positivi, che portano a un miglioramento della salute, sia psichica che fisica e diminuire i segnali psichici negativi.
Naturalmente occorrono delle precisazioni. Innanzitutto la Psicologia di Segnale, vista la costante e dimostrata interazione tra psiche e corpo, come anche ogni medicina degna di tale nome, si rivolge sia alla salute psichica che a quella fisica. Si tratta di due prospettive dalle quali osservare una realtà strettamente interconnessa. Nondimeno, il cambio di prospettiva comporta l’osservazione e il trattamento di aspetti distinti. Pertanto, mentre la Medicina di Segnale può correttamente riferirsi a segnali biochimici mediati dal sistema nervoso, da ormoni e dal microbiota e per quanto sia innegabile che tali segnali influenzino anche la dimensione psichica, non è ad essi che la Psicologia di Segnale si riferisce parlando di segnali psichici.
Facciamo degli esempi di segnali psichici positivi per il benessere. L’impressione ricevuta dall’abbracciare una persona cara, o derivante da una piacevole serata in compagnia, stimola il senso di appartenenza a qualcosa di più ampio, ci fa sentire al contempo vivi e protetti dall’angoscia di solitudine. Ciò alimenta la nostra fiducia nel futuro, genera speranza e con essa un diffuso senso di benessere psicologico che, a cascata, attiva delle reazioni biochimiche favorevoli anche alla salute fisica. Lo stesso si può dire della vista di un bel panorama, dell’incontro inatteso in un bosco con un capriolo, o più in generale della meraviglia suscitata dalla Natura, capace di evocare in noi delle impressioni di gioia. Anche un sano movimento fisico e una corretta alimentazione, oltre a attivare i segnali biochimici ben noti ai lettori di L’Altra Medicina, generano dei segnali psichici positivi che potremmo descrivere come impressioni di vitalità e di leggerezza. Certo non stupisce che ciò che è salutare per il fisico lo sia anche per la psiche, e viceversa: distinguere tra segnali biologici e segnali psichici non ha che la funzione di intervenire da prospettive complementari. Altri esempi, come la lettura di un buon libro o la vista di un’opera d’arte, generano impressioni che ci ricordano il nostro potenziale umano, incoraggiando il nostro potenziale creativo. Tali impressioni stimolano primariamente il nostro benessere psichico ma, vista l’unità psiche corpo, non dobbiamo dimenticare che indirettamente sono anche salutari. Ho riportato esempi semplici, ma non per questo banali, infatti troppo facilmente non dedichiamo sufficiente attenzione a stimolare questi segnali psichici di benessere.
Tra i segnali psichici negativi possiamo invece pensare alle notizie allarmistiche, potenzialmente in grado di generare senso di disperazione, alla solitudine generata dall’isolamento, o ad altre impressioni purtroppo all’ordine del giorno. L’impoverimento della vita, se ridotta a una routine, produce le impressioni di mancanza di senso, di frustrazione o di senso di inadeguatezza. Anche la presenza di malesseri fisici comporta dei segnali psichici sovente fonte di preoccupazione, ansie o veri e propri tormenti.
Talvolta il riconoscimento di segnali positivi o negativi non è tuttavia così evidente. Ad esempio, una dura giornata di lavoro può al contempo contribuire all’impressione di essere utili ma anche a quella di non avere tempo per altre attività che vorremmo fare. Altre volte un’impressione positiva a breve termine può rivelarsi negativa col tempo. Oppure riguardo a un’impressione apparentemente positiva potremmo avere la sensazione che in realtà non lo sia (o viceversa) e avere bisogno di aiuto a comprendere le proprie sensazioni più profonde.
Lo psicologo di Segnale dovrebbe pertanto stimolare l’acquisizione di nuove prospettive su di sé e sulla realtà esterna, al fine di sviluppare nel paziente la consapevolezza della dinamiche in atto e con essa aumentare le sue capacità di selezionare gli aspetti più positivi e di accettare, integrare e fronteggiare al meglio le impressioni negative non evitabili.
Trovi l’articolo completo del dott. Benedetto Tangoci sul numero 106 de L’altra medicina.