Il caffè fa bene o male?

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Il caffè fa bene o male?

Il caffè fa bene o male? Una domanda non semplice considerando che è una delle bevande più popolari nel mondo. Dati i livelli di consumo, anche piccoli effetti sulla salute possono avere conseguenze importanti per la salute pubblica.

In passato è stato considerato un fattore di rischio per alcune malattie croniche, perché l’assunzione di caffeina è associata con aumenti di pressione arteriosa, livelli di colesterolo e resistenza all’insulina. Oltre alla caffeina, però, il caffè contiene altri principi attivi, con azione antinfiammatoria e che – all’opposto – aumentano la sensibilità all’insulina.

Diverse revisioni della letteratura scientifica hanno concluso che il caffè possa ridurre l’incidenza di comuni malattie croniche, come il diabete di tipo 2, malattie di cuore e alcuni tipi di cancro. Alcune analisi combinate di ricerche scientifiche hanno esaminato il rapporto tra caffè e mortalità da tutte le cause confrontando i rischi dei gruppi con maggior consumo di caffè rispetto a quelli dei gruppi con i consumi più bassi e trovando una lieve protezione dalla mortalità da tutte le cause, ma nessuna associazione con la mortalità da cancro.

Tuttavia, un’analisi più efficiente è quella dose-risposta, perché utilizza tutte le informazioni, comprese quelle relative alle categorie di consumo intermedie, aiutandoci a trovare una risposta alla domanda del giorno: Il caffè fa bene o male? Ecco i risultati.

Parola ai risultati

ANALISI COMBINATA DOSE-RISPOSTA
Questa analisi sistematica ha sintetizzato tutte le ricerche più valide disponibili su consumo di caffè e mortalità totale, cardiovascolare o da cancro. Ha incluso 21 ricerche prospettiche, effettuate soprattutto in Europa e negli USA, con quasi un milione di partecipanti e 122.000 morti.

RISULTATI
L’associazione tra caffè e mortalità non è lineare, e mostra effetti distinti per la mortalità totale e cardiovascolare rispetto a quella tumorale.

MORTALITÀ TOTALE
Rispetto a chi non beve caffè, si è rilevata una protezione significativa dalla mortalità, crescente fino a quattro tazze al giorno, poi stabile nelle ricerche attuate in Europa, mentre negli USA oltre le quattro tazze l’effetto protettivo tendeva a diminuire, pur restando comunque significativo fino ad alti livelli di consumo. La protezione per consumi elevati sembra anche migliore nelle donne, e si è confermata anche dopo aver tenuto conto dei consumi di tabacco e alcol che possono associarsi a quelli di caffè.

MORTALITÀ CARDIOVASCOLARE
In questo caso la protezione cresce con il consumo fino a tre tazze al giorno, poi diminuisce leggermente ma si mantiene significativa sino a sei tazzine, salvo che in Giappone, dove i consumi sono minori, e i benefici si perdono dopo due tazzine

MORTALITÀ DA CANCRO
Non risulta associata al consumo di caffè. In realtà si rileva una minima tendenza al beneficio con i consumi più bassi e una lieve tendenza al danno con consumi maggiori nei maschi e in generale nelle ricerche in Europa. Ma se si effettuano le necessarie correzioni per i consumi di tabacco e alcol, spesso associati al caffè e noti fattori di rischio di cancro, il caffè sembra offrire anche rispetto ai tumori qualche minimo beneficio fino a quattro tazze al giorno.

MORTALITÀ NEI GRANDI ANZIANI
Un’unica ricerca in grandi anziani (85 anni e più), ha confermato un effetto protettivo: la mortalità totale si è ridotta (– 4%) a ogni tazza in più consumata.

COMMENTO
In passato la caffeina è stata considerata poco salutare, perché associata ad aumento a breve termine della pressione arteriosa e a effetti sfavorevoli sui grassi del sangue. Tuttavia, i consumatori abituali di caffè sembrano sviluppare una parziale tolleranza nei confronti degli effetti a breve termine della caffeina.

Questa in realtà a lungo termine non sembra aumentare la pressione né esercitare altri effetti dannosi. Infatti, i benefici associati al consumo di caffè non sono per nulla confinati a quello decaffeinato.
In aggiunta alla caffeina, il caffè contiene altri composti con attività biologica: basti ricordare composti fenolici che fanno del caffè una delle principali fonti di sostanze antiossidanti nella dieta.

Molte ricerche epidemiologiche hanno mostrato effetti protettivi del caffè sul rischio di: suicidio, calcoli alla cistifellea, morbo di Parkinson, oltre alla riduzione di indicatori di infiammazione responsabili della progressione dell’aterosclerosi, purché il consumo non sia eccessivo. Inoltre, il caffè si associa a minor rischio di malattie/cancro del fegato, demenza, diabete, può ridurre il rischio di obesità, di depressione e migliorare i sintomi dell’asma, e contribuisce a ridurre il tumore alla prostata, soprattutto nelle forme avanzate e all’intestino.

E IL TÈ?
Dopo l’acqua, è la bevanda più consumata al mondo. In base al processo di produzione si distingue il tè verde, consumato soprattutto in Asia, e il tè nero, prevalente in America e in Europa.

Una ricerca su oltre 130.000 francesi a basso rischio ha mostrato importanti benefici con un buon consumo di tè, soprattutto sulla mortalità non cardiovascolare (-24%).
Un elevato consumo di tè verde sembra associato a protezione dal tumore alla prostata nei giapponesi, ma le prove di una riduzione complessiva dei tumori non sono coerenti. Una revisione sistematica su tè e diabete mostra che il consumo di tre o più tazzine al giorno si associa a un minor rischio di diabete (-16%).

Conclusioni…ma quindi il caffè fa bene o male?

Ma quindi, il caffè fa bene o male?
Possiamo dire che il consumo regolare di quantità moderate di caffè è associato con una riduzione della mortalità totale, cardiovascolare e di numerose malattie. Come già sostenuto in una precedente pubblicazione, caffè e tè (in particolare se non zuccherati) si confermano assieme all’acqua in cima alla graduatoria delle bevande più salutari.

 

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