Menopausa: evento fisiologico o patologico?

La menopausa è un momento biologico delicato, nella vita di una donna, ma nello stesso tempo assolutamente fisiologico. I sintomi sgradevoli che talvolta la accompagnano
hanno spesso valenza culturale oltre che biologica. Qualcuno cerca di medicalizzarla.
Troverà qui pane per i propri denti.

di LUCA SPECIANI

UN PROBLEMA ORMONALE O CULTURALE?

Il problema della menopausa è oggi, con l’aumento della vita media che ci ha accompagnato nell’ultimo secolo, molto sentito dalla metà più dolce e sensibile della popolazione, quella femminile. La percezione del fenomeno, tuttavia, non è la stessa a tutte le latitudini, e quella “nostra” è tipica soprattutto, anche se non in modo esclusivo,
delle nostre società occidentali. Anche i sintomi, da noi considerati quasi inevitabili, presso altri popoli sono pressoché sconosciuti. Alla luce di questa considerazione, dunque, quanto di ciò che si considera legato in modo indissolubile alla menopausa ha origine ormonale e
quanto invece è sociale e culturale? Il modello dominante della giovinezza come obbligo per l’accettazione di sé, può essere una delle cause del problema. Lo studio comparato di differenti culture porta alla conclusione che nei contesti in cui le donne anziane conquistano maggior rispetto e migliorano la loro posizione sociale i sintomi menopausali sono praticamente inesistenti. Al contrario, dove le donne temono di perdere le loro attrattive fisiche e sono esposte alla sindrome del nido vuoto, sintomi come la depressione post-menopausa e le vampate di calore sono particolarmente avvertiti. In generale, la maggior parte delle ricerche effettuate in paesi in via di sviluppo rilevano una tendenza a valorizzarne gli aspetti positivi: liberazione dalle gravidanze, acquisizione di ruoli di maggior potere nella famiglia e nella comunità e perdita di restrizioni legate al mestruo.

FARMACI PER PERSONE SANE?

L’industria farmaceutica ha cercato, senza requie, di medicalizzare la menopausa, insieme ad altre fasi della vita (pubertà, gravidanza, allattamento, vecchiaia). Purtroppo, come ahimè è divenuto fin troppo chiaro durante la “pandemia” Covid, quando forze economiche potenti si mettono in moto per modificare la percezione della gente, spesso il risultato
viene raggiunto. Ecco dunque che ragionamenti controcorrente, che cercano di riportare i
ragionamenti medico-scientifici su un piano di logica, di razionalità e di buon senso, diventano merce rara e preziosa, a cui frequentemente abbeverarsi. Chi come me da anni lotta, con il gruppo dei medici di segnale, in difesa di un’alimentazione più naturale,
del valore del movimento, e per allontanare l’esigenza di sopprimere ogni sintomo con farmaci, concentrandosi invece su stile di vita e integrazione naturale, è già in un buon avamposto per vedere con maggiore chiarezza il delirio ipermedicalizzante a cui siamo quotidianamente sottoposti. La menopausa non è che uno degli obiettivi di chi vuole “proteggere” la nostra salute a colpi di obblighi diagnostici e farmacologici. La medicalizzazione della menopausa ha tuttavia ragioni ancora più profonde rispetto alla brama di fatturato dell’industria. La menopausa viene di solito indagata sulla base
di dati oggettivi: livelli ormonali, misurazione della densità ossea, esami ematici. Queste misurazioni vengono comparate con quelle di donne giovani e sane, ossia con ciò che è considerato “normale”. Questo fa sì che facilmente si cada nell’equivoco di considerare la menopausa come una malattia o perlomeno uno stato di anormalità, negando la naturalità
di questo passaggio nel ciclo della vita femminile. Da parte scientifica la menopausa non viene mai presentata come un processo naturale, ma come un’insufficienza delle ovaie, una sindrome con dei sintomi al pari di altre malattie. Di conseguenza, l’inevitabile
passo successivo è quello di somministrare ormoni per correggere questa carenza. Ma è legittimo definire malattia un evento fisiologico? In effetti l’accanimento volto a considerare malattia un semplice e naturale passaggio di riequilibrio ormonale, è partito insieme alla acquisizione da parte dell’industria di sintetizzare estrogeni e progesterone.
Da un lato quindi la forte pressione dell’industria farmaceutica sia sui medici che sul grande pubblico, è vincente nel mostrare la carenza ormonale come causa di tutti i disturbi. Dall’altro si insinua il concetto che l’invecchiamento possa essere magicamente
arrestato dall’assunzione di ormoni. Grandi nomi della medicina sostengono con forza
questa posizione e rassicurano sulla innocuità della terapia sostitutiva e sulla necessità per la donna di utilizzarla, pena un decadimento fisico e mentale quasi certo. Ma i dati scientifici disponibili, primo tra tutti il famoso WHI (Women Health Initiative), sembra
affermare l’esatto contrario. E allora? Proviamo a ragionare con un’ottica un po’ più ampia?

CHE COSA SUCCEDE VERAMENTE?

La menopausa, dev’essere chiaro a tutti, è solo una delle fasi della vita delle donne e non una malattia, nonostante l’industria farmaceutica cerchi di farci credere il contrario. La riduzione degli estrogeni in circolo può portare (nelle donne che trascurino una sana alimentazione) ad avere una pelle più secca, spenta, priva di tono. I capelli possono tendere a diventare più fragili e spenti. Ma la riduzione degli ormoni femminili è
naturale, prevista da madre natura e non richiede compensazione o addirittura contrasto.
Con un’alimentazione sana e completa i più comuni disturbi legati a questo cambiamento ormonale, quali sudorazione, secchezza vaginale, tachicardia e insonnia, si attenuano notevolmente. In assenza di produzione estrogenica da parte delle ovaie, infatti, il corpo attiva l’altra “fabbrica degli estrogeni” che è il tessuto adiposo. È quindi del tutto normale una lieve ridistribuzione postmenopausale della composizione corporea, che non dovrà essere contrastata ma solo accolta. L’equilibrio della donna non può mai essere legato ai valori ematici di un solo ormone. Basti pensare che con la menopausa alla riduzione
della produzione di estrogeni (fino al 50%) si accompagna un quasi azzeramento della produzione di progesterone, a causa della non formazione del corpo luteo, che è una conseguenza dell’ovulazione. E allora? Dobbiamo forse ripristinare anche il progesterone su livelli premenopausali? Qualcuno lo fa. E tutti gli altri ormoni che sono correlati con
questi? Pensiamo forse che non regolino i loro valori in conseguenza? E se i dosaggi, come spesso succede, sono alti, non è forse vero che siamo di fronte a un vero e proprio trattamento farmacologico, piuttosto che ad una terapia sostitutiva? Siamo pronti ad
accettarne gli sgradevoli effetti collaterali, anche mortali? Incominciare ad informare le donne su pro e contro di tali interventi terapeutici potrebbe essere un primo piccolo-grande passo, invece di dare per scontata l’equazione “menopausa=terapia”.

CAMBIARE REGISTRO

La vita, si dice, comincia a 50 anni, ed oggi è più che mai vero. Spesso molte donne a questa età si trovano a dover affrontare separazioni, divorzi, cambi di lavoro,
nuovi amori. C’è una sorta di rassegnazione in tutte le donne che arrivano alla menopausa. Molte donne infatti pensano che insieme ai classici disturbi come vampate, tachicardia e insonnia, sia obbligatorio ingrassare. Essere in forma dopo i 50, 60 anni non è solo possibile, ma è qualcosa che dobbiamo alla nostra salute perchè è uno dei modi più preziosi per rallentare l’invecchiamento. E’ normale che arrivi qualche ruga insieme ai primi
capelli bianchi, ma oggi si può fare molto per rallentare questo processo. Ogni aspetto della nostra salute che abbiamo trascurato è pronto a chiederci il conto negli anni a venire.
L’alimentazione e il movimento, anche in questo periodo della vita, sono fondamentali per mantenere la mente e il fisico giovani e sani il più a lungo possibile.
Grazie al movimento le articolazioni mantengono la propria funzione, la muscolatura rimane tonica e con essa la postura risulta corretta. Tutto questo con un effetto non solo estetico, ma anche di prevenzione verso i dolori tipici della terza età (mal di schiena e dolori alle articolazioni) e verso patologie molto diffuse come ipertensione, diabete, osteoporosi,
malattie cardiovascolari. Un’attenta scelta dei cibi, come qualità e quantità, apporta tutti i nutrienti indispensabili a mantenere giovani organi e tessuti. Non deve poi essere trascurato l’aspetto psicologico: una mente giovane, brillante, curiosa, sensuale, non
potrà mai invecchiare troppo rapidamente. Riflettere su questi aspetti sarà un salutare esercizio di consapevolezza che potrà aiutare ciascuno di noi a vivere questa fase della vita in pienezza e gioia, con la tranquillità e la sicurezza di sapere che madre natura ha fatto le cose per bene, e che il nostro compito, sia come terapeuti che come pazienti, è quello
di accompagnarla e assecondarla facendo le cose giuste e mantenendo una mente aperta, curiosa e indipendente.

FACCIAMOCI DEL MALE

Occorre però anche sottolineare che molto spesso sono le donne per prime ad aderire a questa impostazione per le ragioni più disparate: fiducia nella scienza medica, scarso desiderio di mettersi in discussione e di modificare il proprio stile di vita, adesione ai modelli di “pensiero forte”, mancanza di strumenti per contrastare le opinioni dominanti.
Le nostre credenze spesso poi influenzano la nostra biologia: se pensiamo che siamo diventati vecchi, che adesso il nostro corpo ci procurerà solo sofferenze, che ormai la parte bella della vita si è conclusa, le nostre cellule recepiranno questo messaggio e lo renderanno realtà. Al contrario, se ci sentiamo giovani e pieni di entusiasmo anche il nostro corpo ci seguirà. Possiamo essere più “giovani” a 60 anni che a 30 se sono cambiati il nostro stile di vita e il nostro atteggiamento, e soprattutto se evitiamo di pensare che
siamo nella fase discendente e che non abbiamo più niente di buono da aspettarci.
Bisogna anche abbattere il mito secondo il quale la fine delle mestruazioni segna anche la fine della sessualità. La libido è infatti sostenuta da ormoni che vengono prodotti tutta la vita e il desiderio dipende molto di più dalla qualità delle relazioni che dall’età. La menopausa mette sotto il microscopio tutte le relazioni, inclusa quella con sé stessi; tutto viene rivalutato e aggiornato, e in particolare l’aspetto sessuale.
Se ci sono conti in sospeso con il partner, se non ci sono l’amore e la tenerezza di cui si ha bisogno, se la coppia si regge solo sull’abitudine, tutti questi nodi arrivano al pettine in questo momento delicato. La salute e la vitalità della nostra sessualità sono collegate
in modo inesorabile con la salute e la vitalità della nostra esistenza.

UNICI E IRRIPETIBILI

Chi vuole medicalizzare ogni fase della nostra vita troverà dunque in noi medici e pazienti di segnale un solido muro: le nostre scelte saranno sempre secondo natura, e i nostri corpi, ad ogni età, potranno esprimere la loro essenza profonda, senza essere disturbati da forzature farmacologiche i cui effetti collaterali spesso superano di gran lunga i pochi
vantaggi offerti. Liberi, giovani dentro, in grado di esprimere ciò che siamo ad ogni età, nel rispetto di ciò che madre natura ha espresso in noi. La paura della morte è ciò che oggi attanaglia milioni di persone, terrorizzate da virus inesistenti o che per millenni abbiamo combattuto senza soverchi problemi. Qualcuno vuole vederci nel panico, chiusi in bolle di vetro, distanziati socialmente e con il terrore di abbracciarci. Il terrorismo mediatico-farmaceutico sulla menopausa ha lo stesso scopo: imporre inutili trattamenti
farmacologici a tutta la popolazione. Leggere, informarsi e prendere coscienza dell’inganno
è invece il primo passo per aggiungere vita agli anni e vivere ogni giorno con la consapevole certezza di essere unici, belli, irripetibili, a qualunque età.

N° 138 – agosto/settembre 2024 L’Altra Medicina