Il Nutri-Score, lanciato nel 2017 in Francia da studiosi di epidemiologia, utilizza cinque lettere e cinque colori – dalla “A” verde scuro alla ‘E’ rossa – per dare un giudizio sulla qualità nutrizionale degli alimenti. Se un prodotto è basso in calorie, zuccheri, grassi e sale, allora il semaforo in etichetta sarà di colore verde, indicando una sorta di “via libera” al consumo. Se invece ci sono valori elevati di queste sostanze il giudizio nutrizionale si sposta sul rosso o arancione scuro.
Per la sua semplicità di comprensione, il logo si è rapidamente diffuso in diversi Paesi europei: oltre a Francia e Germania, è stato adottato anche in Belgio, Spagna, Paesi Bassi e Lussemburgo. Fuori dall’Unione europea, invece, l’uso è raccomandato in Svizzera. L’Italia, in controtendenza, non lo ha adottato, e ci sono forti resistenze ad introdurlo. In Italia chi si oppone è soprattutto l’industria alimentare, con colossi come Ferrero (che vedrebbero etichettati con semaforo rosso praticamente il 100% dei loro prodotti, troppo alti in zuccheri, grassi e calorie), ma anche aziende e consorzi come Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma, che avrebbero il semaforo rosso o arancione sui loro prodotti (anch’essi troppo ricchi di sale, grassi animali e calorie). Infine anche la Coldiretti è contraria e sostiene che questa nuova etichettatura penalizzi gravemente il Made in Italy e l’export del cibo italiano. In linea generale chi si oppone sono le multinazionali perché preoccupate di diminuire il loro fatturato.
Ora chiediamoci però: chi ha ragione, in fin dei conti? L’Unione Europea e i loro nutrizionisti che pensano di dare un aiuto ai consumatori limitando gli acquisti di cibi poco salutari, oppure le industrie alimentari italiane preoccupate di tutelare l’export del Made in Italy e i loro prodotti come parmigiano e mozzarelle di bufala?
La risposta più corretta potrebbe essere questa: nessuno dei due!
Il Nutri-Score: può incentivare cibi malsani!
Guardando oltre una analisi affrettata e piuttosto superficiale che classifica i cibi come buoni o cattivi solamente a seconda di calorie, grassi, zuccheri e sale, dobbiamo invece cercare di capire dove sta la vera qualità nutrizionale degli alimenti che compriamo, e per fare ciò occorre tenere in considerazione anche altri parametri, spesso più rilevanti del contenuto calorico o di grassi, come la filiera da cui arriva un alimento (è biologico o meno? Sono stati impiegati pesticidi e altre sostanze chimiche per coltivarlo oppure no?), contiene additivi e conservanti aggiunti oppure no? A quanto pare chi ha ideato il sistema Nutri-Score sembra interessato solo al fatto che un cibo contenga troppe calorie e grassi. Ma in molti casi i cibi calorici e ricchi di grassi sono salutari: è il caso della frutta secca e dei semi per esempio; mandorle, noci, semi di zucca, di sesamo, ecc. Contiene grassi (metà alimento circa sono grassi), ma sono grassi sani che non solo non fanno male bensì sono protettivi e benefici per l’organismo, stiamo parlando dei grassi monoinsaturi e polinsaturi infatti. L’olio extravergine è un altro alimento che ha molti grassi, ma è un alimento sano perché si tratta dei grassi insaturi, come l’acido oleico, che hanno in letteratura scientifica molti studi comprovanti un’azione fortemente protettiva per tante malattie, specie quelle cardiache. Il cacao amaro in polvere e il cioccolato fondente hanno molte calorie e grassi, ma sono calorie buone perché è alto anche il contenuto di polifenoli antiossidanti, e il burro di cacao è associato a effetti positivi per la salute. Sia la frutta secca che il cioccolato fondente sono alimenti ricchi di fibre, proteine, vitamine e minerali. Contengono calorie buone in sostanza, che fanno bene alla salute. Non tutte le calorie infatti sono uguali, ci sono quelle buone e quelle cattive. 100 calorie di cavolfiore sono associate a una miriade di sostanze nutrienti salutari, ma 100 calorie di brioche al bar sono associate soltanto a farina bianca, zucchero e margarina. Tutti ingredienti non salutari. Eppure sono sempre 100 calorie!
Trovi l’articolo completo di Gianpaolo Usai sul numero 109 de L’altra medicina in edicola.