Qual è il cibo dell’uomo?

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Per capire più da vicino quali siano gli alimenti base dell’essere umano (in un’epoca in cui tutti, dal ragioniere all’architetto, si improvvisano nutrizionisti vegani, fruttariani, paleolitici, dukaniani o mima-digiuniani per illuminazione divina) qualche informazione scientifica potrà spazzare via molti dubbi e molte sciocchezze che purtroppo pullulano in rete.

Fondamentale a questo proposito è lo studio di Bramble e Lieberman pubblicato su Nature nel novembre 2004 (“Running and The evolution of Homo”) che su precise basi anatomiche, fisiologiche e biochimiche ci definisce come specie bipede onnivora predatrice e raccoglitrice, il cui sistema di caccia si basa essenzialmente sulla corsa di lunga durata.

Consiglio a chiunque un’attenta lettura dell’intero articolo scientifico prima di imbarcarsi in qualunque ulteriore considerazione.

Una volta compreso chi siamo, diventa più facile capire quale sia la nostra alimentazione naturale.

L’essere umano non è, da un punto di vista evolutivo, un animale “agricolo” ma è ancora a tutti gli effetti un nomade cacciatore raccoglitore.

L’agricoltura ha cambiato moltissimo il nostro stile di vita, apportando grandi vantaggi a livello di specie (abbiamo creato città, regni, armate, invasioni, e infine grattacieli, astronavi, scienziati) ma a livello di singolo individuo il fiero cacciatore (pensiamo ad un Apache in grado di badare da solo a se stesso e alla sua famiglia) ha di certo perso qualcosa nel trasformarsi in schiavo portatore di mattoni in qualche piramide egizia. E di certo, come testimoniano i ritrovamenti tombali di quei periodi, ha perso anche in salute: con la trasformazione della dieta da onnivora a prevalentemente cerealicola l’altezza media si è abbassata di diversi centimetri e sono comparsi carie, rachitismo e osteoporosi. Da un punto di vista evolutivo, dunque, noi siamo ancora quegli uomini là: 10.000 anni rappresentano un lasso di tempo troppo breve per influenzare in modo profondo le nostre abitudini alimentari.

Purtroppo o per fortuna siamo ancora nomadi cacciatori raccoglitori, e il nostro apparato digerente è fatto per assimilare correttamente gli alimenti ottenuti dalla savana o dalla foresta, non da un campo di grano o di barbabietole da zucchero.

Chi dice che “allora però si viveva in media 30-35 anni” sta prendendo un abbaglio. La vita media delle popolazioni nomadi di esseri umani teneva infatti conto della mortalità infantile, vicina al 50% nel primo anno di vita, e che raggiungeva il 70% nel primo quinquennio.

Per capire cosa mangiasse l’uomo primitivo dobbiamo immaginarci uomini liberi nella savana. Lo studio delle poche residue popolazioni odierne (gli Hazda della Tanzania, gli indios Yanomani, i pigmei Kung africani, gli aborigeni australiani) ci aiuta. La base alimentare di questi popoli è legata ai prodotti di raccolta della terra: frutta, verdura, radici commestibili. Una forte quota nutrizionale è però costituita da proteine animali frutto di semplice raccolta (uova, insetti, molluschi) o di caccia (pesci, uccelli, animali terricoli). Infine è sempre presente una componente amilacea (noci, ghiande, semi di ogni genere) che, quando stagionalmente reperibile, è molto gradita e ricercata.

Una piramide senza “conflitti d’interesse”

Si tratta quindi di una piramide alimentare molto appiattita, che presenta alla base ogni genere di frutta e di verdura, al centro proteine animali e vegetali di varia provenienza e in alto, poco rappresentati, i semi.

Dalla piramide dell’uomo sono del tutto assenti i “non alimenti” che oggi siamo abituati a consumare con grande autoconcessività: zucchero, farine raffinate, alcolici e superalcolici e tutti i loro derivati. È assente, come è evidente, anche il latte (ad esclusione di quello materno). Il consumo di latte e latticini, possibile grazie ad una modifica evolutiva recente (di circa 5000 anni fa) ha riguardato solo un piccolo gruppo di popolazioni europee abitanti in climi freddi. Per ora prendiamo atto del fatto che le popolazioni originarie di nomadi cacciatori raccoglitori non lo consumavano, se non da lattanti.

È partendo da questa piramide e da questa alimentazione che possiamo fare qualche considerazione più precisa in merito al cibo dell’uomo e alle sue conseguenze su salute e dimagrimento, e per capire quali siano i cibi di base dell’uomo e quali quelli a maggior rischio di sovraccarico ingrassante o infiammatorio.

Trovi la risposta completa del dott Luca Speciani ad un nostro lettore sul numero 118 de L’altra medicina.