Quali sono i rischi della polifarmacoterapia?
Sapete quale dovrebbe essere, nella penna del medico prescrittore, la terapia più frequentemente indicata ai propri pazienti? L’attività fisica regolare, moderata e quotidiana.
Si tratta dell’unico farmaco in grado di agire contemporaneamente, in modo efficace e duraturo su ipercolesterolemia, sindrome metabolica, diabete, sovrappeso, osteoporosi, depressione, ipertensione, sovrappeso e funzionalità tiroidea (per citare i riscontri positivi più frequenti).
I farmaci agiscono sul problema dall’esterno, in modalità difensiva e soppressiva, senza una vera e propria azione sulla causa interna del problema, apportando molto spesso più squilibri che risoluzioni. Per esempio pensiamo solo a quanti farmaci anti-ipertensivi esistono! Ogni categoria agisce attraverso vie differenti che vanno dalla inibizione dell’angiotensina (ace-inibitori), al blocco dei recettori beta adrenergici (beta-bloccanti), alla azione vasodilatatrice (calcio-amtagonisti), ma nessuno di loro va a risolvere lo squilibrio per cui l’organismo ha avuto “bisogno” di aumentare la gettata cardiaca o le resistenze vascolari.
L’attività fisica e l’alimentazione di segnale (finalizzata a stimolare gli ormoni e le molecole che danno al corpo il comando di consumare e sfruttare al meglio l’energia) affrontano veramente il problema dall’interno, migliorando l’elasticità dei vasi arteriosi.
Quali sono i rischi della Polifarmacoterapia?
Invece, la realtà è tutt’altra. Nella maggior parte dei casi la classe medica tende a prescrivere un farmaco per ogni sintomo, un medicamento per ogni patologia, senza considerare i rischi della polifarmacoterapia. E sovente si arriva a dover consigliare altri farmaci per ovviare agli effetti collaterali di quelli precedentemente prescritti: un vero e proprio circolo vizioso che purtroppo non fa che peggiorare ulteriormente lo stato complessivo di salute della persona che si affida alle cure.
Inoltre, l’interazione tra i farmaci è un effetto clinico che accade molto di frequente e costituisce un grave problema sanitario dei giorni nostri. Spesso, nel caso di pazienti anziani politrattati, avviene una reazione tipicamente costituita da un farmaco “oggetto” (= farmaco prescritto per coprire l’effetto indesiderato di un altro medicamento) ed un farmaco “precipitante” (= farmaco che sopprime un problema o sintomo ma crea problematiche aggiuntive).
L’azione del farmaco “oggetto” è influenzata dal farmaco “precipitante” con il risultato che può verificarsi un effetto additivo o di tipo antagonistico. L’esito dei molteplici casi di polifarmacoterapia è ascrivibile a problemi di inefficacia, di tossicità e di patologie iatrogene (cioè causate dai farmaci) con necessità di ulteriori interventi terapeutici o di ricoveri.
L’approccio della Medicina di Segnale
La medicina di segnale ci permette di conoscere, identificare, comprendere e soprattutto spiegare al paziente che alla base di una situazione caratterizzata, per esempio, da qualche kg di troppo, dalla pressione alta, dall’aumento di colesterolo e dall’osteoporosi, c’è un minimo comune denominatore sul quale si può e si deve agire.
Come? Modificando lo stile di vita della persona, educandola a mangiare bene, con la scelta di cibi “puliti”, sani e antichi, l’abbinamento dei carboidrati con le proteine e il movimento. Tutto ciò è in grado di comunicare al cervello (a livello ipotalamico) che tutto va bene, che l’individuo non si trova in una condizione di pericolo e quindi tutti gli assi metabolici (tiroide, surreni, apparato osteomuscolare con il suo GH, e gonadi) possono riprendere a funzionare alla grande.
Quando si accetta di assumere un farmaco per ogni sintomo, nella moda degli “anti…qualcosa” (anti-istaminico per le allergie, anti-acido per il reflusso o la gastrite, anti-diabetico per l’iperglicemia, anti-dolorifico per i dolori) si va nella direzione opposta, verso la soppressione della capacità che il corpo ha di aggiustare le cose in base a come la persona vive, mangia, pensa, parla, si muove.
Uno dei rischi della polifarmacoterapia è la Adverse Drug Reaction (reazioni avverse). Basta sapere che le interazioni tra farmaci sono tra le principali cause nell’anziano, e spesso sono addirittura causa di squilibri elettrolitici e ricoveri ospedalieri.
L’anziano è oltretutto più fragile nella detossificazione dai farmaci e maggiormente a rischio di rilevanti conseguenze cliniche.
È dunque compito del Medico di Medicina di segnale esprimere con padronanza e professionalità il ruolo di controllore della effettiva necessità della terapia farmacologica, soprattutto nell’ambito della prevenzione, cura e tutela del paziente, con l’ausilio del suo bagaglio culturale e della conoscenza del quadro clinico del suo assistito e tutte le volte in cui ciò è possibile, deprescrivere farmaci sostituibili con buone regole di vita, alimentazione e cura della persona a 360 gradi.
L’esame obiettivo: il primo passo verso uno stile di vita sano
L’esame obiettivo delle condizioni fisio-patologiche del paziente costituisce il primo passo verso una diagnosi accurata e la relativa impostazione di uno stile di vita e un programma alimentare mirato con riduzione dei farmaci a quelli strettamente necessari.
La storia clinica del malato, meglio conosciuta col termine di anamnesi, è di fondamentale importanza allo scopo di monitorare l’opportunità dell’impiego dei medicinali, valutando dove si è riusciti a intervenire in modo esemplare sullo stile di vita o dove ancora ci fosse un margine di miglioramento.
Ogni medico dovrebbe ricercare la causa profonda dello squilibrio che ha portato alla ipertensione o alla ipercolesterolemia o al sovrappeso o alla osteoporosi e tentare di agire alla radice del problema con tutti gli strumenti a disposizione, relegando la soppressione sintomatica farmacologica a casi eccezionali e d’emergenza. Legare il proprio paziente all’utilizzo di più farmaci, laddove questo potrebbe essere brillantemente sostituito da movimento e alimentazione, dovrebbe far vivere, nel profondo della coscienza del medico, una sensazione di fallimento.
Cerchiamo, pertanto, di dare sempre più la meritata importanza ai segnali del corpo, a rispettarli e utilizzarli nel modo che la scienza ci insegna. Questo modo di vedere la cura della persona solleva il medico dall’imbarazzante e dequalificante ruolo di dispensatore di farmaci, lo investe del meraviglioso ruolo di professionista in grado di dare consapevolezza e strumenti per una vita sana al proprio assistito e dona al paziente la possibilità di prendere davvero in mano la propria vita, vivendola da protagonista, in salute e nella piena attività di tutti i suoi assi metabolici:
- Tiroide con una ottima funzione termoregolatoria, metabolica ed energetica
- Gonadi con una buona funzione sessuale
- Surreni con una ottima capacità di gestire lo stress
- Ormone GH performante nel mantenimento di una muscolatura tonica e di ossa forti e resistenti.
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