Un sorriso vale tantissimo: sorridere fa funzionare meglio il cervello.
Sì, perché quando sorridiamo stimoliamo la serotonina che, secondo Carl Hart, la principale esperta di questo neuro trasmettitore, non è responsabile soltanto del nostro Buon Umore, ma anche di regolare le nostre reazioni emotive e il nostro modo di percepire gli eventi.
La serotonina viene definita infatti il maestro d’orchestra delle nostre emozioni, aiutandoci a reagire in maniera equilibrata e adatta al contesto.
Ti sarà capitato guidando che qualcuno ti tagli la strada, giusto? C’è un caso in cui ti arrabbi meno? Cioè che ci passi sopra? Non con l’auto ovviamente. Ma c’è il caso in cui riesci a dare meno importanza a quell’evento? Quando sei di buon umore e sorridi.
E non perché non lo vedi, non perché hai la testa fra le nuvole, o vivi in un mondo tuo tutto rose e fiori. Tutt’altro…
Attenzione! Questo è un grave fraintendimento, frutto della scarsa conoscenza del funzionamento del cervello e dei neurotrasmettitori… perché quando siamo di buon umore e quindi sorridiamo, la serotonina ci mostra una realtà più ampia e ci permette di focalizzarci subito su ciò che è davvero prioritario e importante.
È un po’ come se anziché vedere solo il bicchiere mezzo pieno, tu vedessi il bicchiere vicino ad un rubinetto, per andartelo a riempire tu. È un po’ diverso, vero?
Significa anche assumersi la responsabilità di fare qualcosa, di agire, di provare a cambiare le cose.
E quand’è che crediamo sia possibile un cambiamento, che abbia senso un nostro impegno per agire? Quando vediamo solo il problema (bicchiere mezzo vuoto) oppure quando vediamo un’opportunità vicina al problema (rubinetto)?
È solo quando vediamo qualcosa di buono e fattibile, che il nostro cervello decide di agire, perché intravede una possibilità.
Quindi occorre vedere in modo più ampio, per convincersi che un cambiamento sia possibile, come avviene quando sorridiamo e diventiamo di buon umore, grazie alla serotonina.
Altrimenti il cervello se non vede varchi, ma vede solo pericoli, incertezza e possibile dolore, sarà il primo a portarci lontano (istinto di sopravvivenza).
Quando troviamo facilmente scuse è perché il cervello è convinto che agire non porti a nulla e sia meglio aspettare.
Ma aspettare a cosa porta?
Trovi l’articolo completo del dott. Terenzio Traisci sul numero 107 de L’altra medicina