Rapporto medico paziente: i pazienti sono soddisfatti?

Medico-e-paziente

Sono davvero troppi i Pazienti tenuti a bada con farmaci soppressivi sintomatici, e coloro che trascinano sofferenze e malanni ripetutamente indagati e trattati inutilmente, così pure quelli sottoposti a interventi evitabili o inefficaci.

I Medici hanno da tempo perso di vista il metodo ippocratico, e con esso l’attenzione al contesto nel quale si genera qualunque patologia. Il sapere “asettico” della Scienza, unito alla tecnologia che lo supporta, li ha disabituati a confrontarsi con la soggettività di ogni corpo e dei suoi bisogni fisici ed esistenziali.

Di conseguenza i problemi affrontati dalla Medicina sono spesso scollegati dalla vita concreta, dalle reali necessità, dai bisogni umani della gente e il malato – isolato dal contesto globale della sua vita – è diventato un semplice oggetto d’indagine anonimo.

Tra i Medici e i Pazienti si è aperta una spaccatura difficilmente colmabile. La gente ormai è rassegnata a parlare con le segreterie telefoniche, avvilita da prenotazioni e appuntamenti sine die. I Pazienti non si sentono più ascoltati, ma elaborati sul computer e inviati ai laboratori di analisi. Il Dottore non li visita più con le sue mani, mani apportatrici di un magico effetto placebo, di sicurezza e senso di protezione (parti integranti di ogni cura) ma li dirotta a Specialisti che li sottopongono a indagini eseguite da sofisticati macchinari, e che raramente li rivedono una seconda volta poiché ruotano sui turni.

Il più delle volte – dopo aver peregrinato a lungo – una diagnosi certa ancora non emerge ed essi si ritrovano al punto di partenza.

A fronte di tanta tecnologia sono ancora troppo numerose del Persone afflitte non solo da fastidi, disturbi, malanni, disagi, malesseri vaghi ma anche da veri e propri stati di malattia e da profonde sofferenze che sfuggono alle indagini cliniche più sofisticate, o che persistono e resistono alle comuni terapie mediche. Gli studi professionali (di Medicina generale e specialistica) sono pieni di gente malaticcia, scontenta, depressa o lamentosa che continua a ripresentarsi, e i Medici – oberati ed estenuati – tendono spesso a liquidare tali individui come Pazienti ipocondriaci. In realtà molti di essi ritornano non perchè sono fissati, ma in quanto continuano a sperare di trovare ascolto e risposte per i loro problemi reali, una risposta che noi Medici purtroppo spesso – e con intima sofferenza – non siamo in grado di dare, poiché ancora non esiste nel repertorio diagnostico-terapeutico dei nostri studi universitari. In certi casi si arriva addirittura a colpevolizzare il Paziente, definendolo un non responder, dando per scontato che il farmaco o la cura siano senz’altro efficaci, ma sia lui che non risponde al trattamento effettuato. Sono ancora un numero imprecisabile le malattie e i disturbi “orfani” – di cui cioè non si conoscono le cause – che vengono posteggiati ora in una classificazione nosologica ora in un’altra, secondo la visione corrente del pensiero scientifico.

LE ASPETTATIVE DEI PAZIENTI

Quante volte si sentono persone dire: ho girato fior di professori per sentirmi dire che non ho niente. Allora, se non ho niente, perché sto male?, oppure: Mi hanno detto che saranno i nervi…. e ancora: Non so più da che Dottore andare! Ho provato di tutto, ma sono al punto di prima…..

Queste persone cercano ancora un Medico, ma un Medico che li prenda in carico, che offra loro qualcosa di diverso, magari autonomo e libero di scegliere il proprio percorso diagnostico e terapeutico, avendo ormai superato – per le esperienze personali fatte – i limiti dogmatici delle verità allopatiche, capace di rispondere in modo completo e articolato, con proprietà e competenza professionale anche a quelle problematiche che troppo di frequente vengono sottovalutate, trascurate o relegate spesso sotto l’etichetta di nevrosi.

Hanno voglia di un rapporto umano, di attenzione. Preferiscono le mani del dottore, l’essere toccati e visitati all’essere consegnati alla tecnologia dei macchinari. Hanno voglia di essere ascoltati e valutati, non solo misurati in base agli esiti delle analisi e delle indagini fatte.Desiderano una diagnosi e una cura non schematizzate e dozzinali, ma che tengano conto della loro individualità, delle loro condizioni di vita; si aspettano comprensione dei loro problemi e direttive personalizzate.

Trovi l’articolo completo del dott. Lorenzo Paride Capello (medico geriatra) sul numero 105 de L’altra medicina