La steatosi epatica non alcolica rappresenta attualmente la principale causa di malattia epatica nel mondo con una prevalenza del 3-10%.
È generalmente correlata alla obesità ed alla sindrome metabolica infatti nei bambini ed adulti obesi raggiunge una prevalenza perfino del 20-80%.
Oggigiorno non possiamo più dire che la steatosi epatica è solo un po’ di accumulo di grasso nel fegato perché, se non adeguatamente trattata, può evolvere in steato-epatite non alcolica con reazione fibrotica in cirrosi epatica oppure in epatocarcinoma.
Di solito il paziente interessato non manifesta alcun sintomo nelle prime fasi delle steatosi e la diagnosi avviene spesso per caso, durante controlli eseguiti per altre ragioni.
Nei soggetti che sviluppano anche infiammazione del fegato e fibrosi possono comparire:
• dolore sordo addominale nel lato destro
• stanchezza severa
• perdita di peso inspiegabile
• debolezza.
La complicanza più temibile è la steatoepatite non alcolica che è una malattia del fegato caratterizzata dall’accumulo di grasso (lipidi) nel fegato. A differenza della steatosi epatica è caratterizzata da una condizione più grave in cui il fegato è soggetto a processi infiammatori, di cicatrizzazione e morte dei tessuti (necrosi), che alterano in modo definitivo la funzionalità dell’organo.È una malattia epatica cronica che può evolvere fino allo stadio di cirrosi epatica ed epatocarcinoma e portare ad insufficienza epatica.
Purtroppo la Steatosi epatica non alcolica è una malattia che si sta diffondendo sempre più ed è stata riscontrata persino nei bambini.
I sintomi della sono spesso silenziosi. La malattia progredisce anche per lungo tempo senza manifestare segni. I sintomi della steatoepatite non alcolica includono:
• Affaticamento e debolezza
• Perdita di peso
Nelle fasi avanzate i sintomi sono più rilevanti:
• Febbre
• Dolore addominale
• Perdita di appetito
• Nausea e vomito
• Perdita di peso
• Stanchezza
• Ittero (ingiallimento della pelle e della sclera, la parte bianca dell’occhio)
• Problemi nervosi. confusione, ansia e agitazione.
In tutto questo gioca un ruolo importante il nostro microbiota intestinale.
Una dieta ricca di prodotti industriali, zuccheri raffinati, grassi idrogenati altera il microbiota intestinale in senso obesiogeno così la dieta ha un ruolo principale nel modulare il microbiota intestinale e di conseguenza il peso, la composizione corporea e lo stato di salute di un individuo.
La dieta occidentale altera il microbiota intestinale rendendolo capace di estrarre un elevato quantitativo di energia dagli alimenti e di accumulare lipidi nel tessuto adiposo contribuendo allo sviluppo della obesità e favorendo l’accumulo di grasso nel fegato.
Le soluzioni? Sono a portata di tutti: nutrizione sana, come ci hanno insegnato i nostri nonni, frutta, pesce, verdura ed attività fisica che modifica il microbiota intestinale in senso anti infiammatorio.
Se togliamo tutti gli zuccheri raffinati, ovviamente totale astensione da alcolici, riduciamo l’eccesso di grassi e valutiamo anche in questo caso la presenza di food sensitivities abbiamo già fatto il primo importante passo verso la risoluzione del problema.
Trovi l’articolo completo del dott. Guido Marini (gastroenterologo) sul numero 108 de L’altra medicina.