Ci è stato detto che le misure coercitive adottate per promuovere la vaccinazione Covid avevano l’obbiettivo di raggiungere il cosiddetto “effetto gregge”. Una valutazione epidemiologica sul raggiungimento di tale obiettivo non è certamente di mia competenza, da psicologo mi sento però di poter affermare che la trasformazione “in gregge” di gran parte della popolazione è stata raggiunta.
Non sono peraltro il solo a ritenerlo, e non mi sto riferendo ai tanto vituperati “complottisti” bensì al sito ufficiale del World Economic Forum sul quale, il 14 settembre del corrente anno, compare un articolo titolato “My Carbon: An approach for inclusive and sustainable cities”(Kumar & Kaushik, 2022) nel quale si può leggere che oggi i tempi sarebbero maturi affinché i cittadini accettino il monitoraggio e la limitazione dei propri consumi; ciò grazie anche all’acquisita consapevolezza degli effetti che le azioni individuali avrebbero sulle problematiche mondiali, da cui sarebbe derivata l’accettazione delle norme comportamentali e sociali formatesi durante la pandemia.
La popolazione è ritenuta adesso essere in gran parte maggiormente indirizzabile dal “cane pastore” di turno, e l’effetto gregge è servito.
Oggi chi si occupa di psicologia della persuasione è a conoscenza di numerose strategie che influenzano l’accettazione del messaggio e spesso le utilizza in sinergia. Un chiaro esempio ci è stato offerto dalla comunicazione attuata in tempi di Covid che ha ricorso a un sapiente misto di: coercizione, appelli alla paura, comunicati di esperti (o presunti tali), testimonial, influenser e la cosiddetta “peer pressure”, ovvero la pressione a conformarsi ai comportamenti del gruppo di appartenenza, o col quale ci si identifica, per timore dell’esclusione sociale.
Ma, si potrebbe obiettare, che male c’è a promuovere dei comportamenti stimolando la tendenza imitativa, o anche con mezzi più forti, se è per un fine nobile?
L’abitudine al pensiero critico dovrebbe essere per definizione propria dell’essere umano, tra le sue più alte capacità; l’imitazione è invece propria anche e sopratutto delle scimmie.
La storia recente ci ha dimostrato che l’insieme delle strategie adottate negli ultimi anni è il più efficace al fine di promuovere l’accettazione del messaggio (e la psicologia ci ha spiegato perché). Il prezzo sociale di tali strategie consiste però nel plasmare una popolazione sempre meno critica e sempre più “gregge”.
Quale reale margine decisionale rimane difatti ai governi a fronte delle pressioni finanziarie, come ad esempio quelle ricevute delle agenzie di rating, o nei confronti delle direttive provenienti da enti sovranazionali, come l’OMS o il WEF, i cui componenti, vale la pena sottolinearlo, non sono stati eletti con alcun processo democratico?
E se – dico solo “se” – tali enti non agissero, o in un ipotetico futuro, una volta ricevuta la delega in bianco da parte della gran parte della popolazione mondiale, non dovessero agire con buone intenzioni e per il bene di tutti, in che modo la società potrebbe proteggersi? Ignorare la domanda, ritenendo che “non potrebbe mai accadere”, è il modo più sicuro per contribuire alla condanna a morte di quei valori di libertà cui, ufficialmente e spesso con malcelata ipocrisia, quasi tutti dichiarano di credere.
Trovi l’articolo completo del dott. Benedetto Tangocci sul numero 121 de L’altra medicina.