Molti alimenti nascondono “tra le righe” componenti o processi che li rendono potenzialmente dannosi.
È il “lato oscuro” dei cibi.
Impariamo a conoscerne alcuni. E a fare delle preparazioni buonissime senza cibi industriali o a rischio di alterazione.
Prendiamo ad esempio il vino: un buon bicchiere di prosecco può deliziare il palato più fine nel giusto contesto. Sull’etichetta troveremo magari un produttore di prestigio e un vitigno particolare, ma vi sono dei trattamenti consentiti dalla legge italiana che possono non comparire in etichetta, come per esempio i solfiti utilizzati per far precipitare il torbido. Il lato oscuro, insomma, non solo del vino ma di molti prodotti industriali di derivazione agricola i cui additivi, se usati per dare consistenza, per rimuovere residui o per aggiungere/togliere acqua possono non essere dichiarati in etichetta, togliendo al consumatore – magari allergico ai solfiti – una preziosa informazione.
Trovi l’articolo completo della dott.ssa Lyda Bottino sul numero 127 de L’altra medicina.