Lo stress è il nostro controllo adattivo e serve per creare legami con il nostro ambiente circostante, proprio come l’acqua che si adatta e prende una forma diversa a seconda del recipiente in cui si trova.
È una reazione che riguarda tutti e si manifesta sia all’interno (attivando il “saper fare bene”) che all’esterno (portando la persona a fare ciò che gli altri si aspettano che faccia e scontrandosi con sé stessi sul “poter fare”).
Lo stress è un processo di apprendimento di un nuovo concetto prima a livello percettivo e di seguito cognitivo che permettere all’essere umano di accrescere la conoscenza di sé e di superare delle prove nel quotidiano per uscire dalla monotonia e dalla routine.
Quando ci rendiamo conto di riuscire a svolgere un compito, di fare ciò che ci siamo prefissati in modo puntuale ed appropriato, allora lo stress è controllato ed è considerato uno stress positivo.
Se invece sentiamo, internamente o esternamente, uno squilibrio o un turbamento, dobbiamo utilizzare la nostra capacità di problem solving e dobbiamo affrontarlo immediatamente, mantenendo la lucidità, senza dargli spazio per aumentare.
Pensiamo ad un imprevisto nella normale giornata lavorativa che ci porta ad una attivazione percettiva e reattiva, per esempio facendoci sentire la paura, la frustrazione o la rabbia; grazie al nostro “sentire” possiamo sperimentarci nell’azione per risolvere e ripristinare un nuovo equilibrio, che ci permette di farci ritrovare la sensazione di benessere e beneficio.
L’unico modo che abbiamo per diventare dei problem solver abili e strategici e gestire l’adattamento funzionale dell’organismo all’ambiente o stress, è prendere atto del nostro sentire che ci fa da bussola e ci guida in mezzo al mare in burrasca.
Solo così diventeremo dei bravi e valorosi naviganti che sanno sempre cosa fare, perché provano a mettersi in gioco e a sperimentarsi.
Trovi l’articolo completo della dott.ssa Maria Teresa Verdesca sul numero 125 de L’altra medicina.