Per dimostrare la pericolosità del cibo industriale per la nostra salute, basta guardare le conclusioni inequivocabili di uno studio molto importante e recentissimo (2018), di cui tanti giornali hanno parlato. Si tratta dello studio dell’INSERM (Istituto nazionale francese della Salute e della ricerca medica) pubblicato sulla prestigiosa rivista medica British Medical Journal. Questa ricerca, di un’ampiezza assolutamente incredibile, condotta su 105.159 persone a partire dal 2009, dimostra che un aumento del 10 per cento del consumo di cibo industriale contenente vari additivi alimentari (cibo definito ipertrasformato) aumenta del 12 per cento il rischio di contrarre un tumore.
Il problema principale, con questo tipo di cibi spazzatura e industriali, è che ci si intossica lentamente, in maniera insidiosa. Salvo il caso di un’intossicazione grave (come la salmonella), nessuno muore all’improvviso dopo aver ingurgitato una pizza surgelata piena di additivi residui di pesticidi.
I problemi di salute legati a questo modo di nutrirsi compaiono dopo anni di cattiva igiene alimentare. E non sono insignificanti, perché quando si innesca un cancro al fegato o un diabete di tipo 2, le conseguenze sono sempre drammatiche e l’esito spesso è fatale. Ecco cosa dichiarava nel settembre 2017 il giurista belga Olivier De Schutter, non esitando a parlare di epidemia:
“L’economia alimentare a basso costo che è stata messa in atto per aiutare le famiglie povere a nutrirsi ha un impatto sulla loro salute. L’Unione Europea si trova di fronte a una vera e propria epidemia in materia di salute pubblica: più della metà degli adulti della UE soffrono di sovrappeso o di obesità. Le malattie legate all’alimentazione, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiache, sono responsabili del 70 per cento dei decessi. E il problema non fa che peggiorare: fino a un terzo dei bambini di età compresa tra i 6 e 9 anni sono ora in sovrappeso o obesi”.
Trovi l’articolo completo di Gianpaolo Usai sul numero 119 de L’altra medicina.