Dopo cocomero, avocado e sedano, oggi parliamo del quarto tipo costituzionale del sistema Rimodrena, la cosidetta “arancia”. Come ricorda la sua forma sferica, è un individuo grasso con distribuzione del grasso stesso omogenea, dovuta a un’iperalimentazione continuata negli anni. Le patologie che sviluppa il tipo arancia sono dunque quelle legate all’iperalimentazione, come la pressione alta e la ritenzione idrica. Le tipologie omeopatiche lo inquadrerebbero in parte come “linfatico” in parte come “sulfurico”. La medicina tradizionale cinese, invece, lo inquadrerebbe come “pancreatico” (terra) se ancora nella prima fase (quella dell’obesità “robusta”) o come “renale” (sfera d’acqua) se già in decadenza verso la fase dell’obesità flaccida (resistente leptinico).
Caratteristiche fisiche
La forma del corpo del tipo costituzionale arancia è sferica, omogenea: c’è la pancia, ma sono grosse anche le cosce. Spesso, a causa della ritenzione idrica, si ha ovunque gonfiore. I tessuti sono tirati e pieni, gonfi, edematosi. La pressione delle dita in diversi punti (coscia, petto) lascia un lungo segno rosso che ci mette qualche minuto a rientrare, a causa dell’alto livello infiammatorio del tipo “arancia”. D’altra parte il colorito generale (anche in viso) tende al bianco e rosso, segno di tendenza allergica diffusa, con istamina in superficie. La cellulite presente sulle cosce e sulle braccia è solo la conseguenza del soffocamento acquoso delle cellule adipose del sottocute.
Caratteristiche psichiche
L’arancia è rappresentata dal “mangione”. Placido e sereno, questo tipo costituzionale si lascia andare al buon cibo come se non esistesse un domani. Grazie ai continui segnali cerebrali di sazietà e di abbondanza ha di solito un carattere mite e accomodante. Purtroppo questo stato di grazia dura solo finché non si innesca la resistenza leptinica. La leptina è infatti un’adipochina che segnala il raggiungimento della piena normocaloricità ai pasti, con ottime conseguenze metaboliche: quando però l’abbondanza è eccessiva e prolungata i recettori ipotalamici della leptina diventano resistenti, ed ecco che gli aspetti psichici diventano critici: depressione, irritabilità, stanchezza, esaurimento surrenale e sessuale sono dietro la porta. Già dall’umore è possibile capire in quale fase leptinica si trovi l’arancia.
Caratteristiche metaboliche
Da un punto di vista metabolico, l’arancia si porta dietro tutte le caratteristiche legate all’obesità: diabete, infiammazione, ipertensione, affaticamento epatico e renale, reflusso, gastrite. Occorre tuttavia distinguere due sottotipi: quello corrispondente a obesità robusta (pre-resistente leptinico) e quello con obesità flaccida (ormai resistente leptinico) che vivono due situazioni metaboliche differenti. Se il primo infatti è il tipico “spaccalegna” alla Bud Spencer, il secondo ricorda di più un’obesità flaccida, demuscolata. In quest’ultimo il segnale tiroideo, surrenale, osteomuscolare e sessuale si è spento (generando quindi stanchezza, pigrizia, depressione, scarso desiderio), e richiederà un grande sforzo per essere riattivato.
Molte “arance” hanno raggiunto la loro forma attraverso un abuso di zuccheri e di farine raffinate. Ciò ha comportato un graduale scivolamento verso iperglicemia e (talvolta) diabete, molto diffusi all’interno di questo tipo costituzionale. Per lo stesso motivo l’arancia è anche frequentemente dislipidemica, ovvero con trigliceridi e colesterolo alti. La forte ritenzione idrica invece, abbinata al consumo di sale e di zucchero spesso elevato, e a una generica sofferenza renale, genera spesso situazioni ipertensive. Un’altra caratteristica dell’arancia è il gonfiore addominale, connesso a generici disturbi digestivi, reflusso (da occupazione di spazio) e spesso feci non composte e frequenti.
Una fitoterapia per l’arancia
Per contrastare l’iperglicemia (e l’accumulo di grasso) possono essere di aiuto la cannella (Cinnamomum zeylanicum), il crespino (Berberis) i lupini e la Banaba (Lagerstroemia speciosa). Per gli aspetti ipertensivi i principi attivi più indicati sono biancospino (Crataegus oxyacantha), aglio (Allium sativum) e estratto di foglie d’ulivo (Olea europaea), ma la pressione scende anche se si aiuta in modo naturale la diuresi con Pilosella, betulla (Betula alba), Ulmaria e frassino (Fraxinus excelsior). L’arancia avrà giovamento anche da zenzero (Zingiber officinalis) e papaya che faciliteranno il processo digestivo, e dall’azione antiossidante del té verde e del Fucus vesiculosus. Un buon probiotico conterrà: Bifidobacterium breve e Lactobacillus plantarum, che favoriscono il dimagrimento.
L’olio per massaggi, su base olio di mandorla, conterrà gli oli essenziali di pompelmo (drenante/dimagrante) e di cannella (ipoglicemizzante).
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La pilosella, drenante naturale
La pilosella (Hieracium pilosella) è una pianta erbacea della famiglia delle asteracee (parente delle margherite) che deve il proprio nome alla peluria presente su foglie e steli. La pianta (usata intera in ambito erboristico) ha soprattutto proprietà diuretiche, ma anche antinfiammatorie e antibiotiche.
Alla pilosella è riconosciuta anche la capacità di promuovere l’escrezione e il deflusso della bile (possiede un’azione coleretica – stimolo alla produzione – e colagoga – stimolo alla secrezione), che contribuisce alla detossificazione epatica. Una sola pianta, dunque, che riesce contemporaneamente ad agire su più patologie (ritenzione idrica, fegato, SIBO), tutte però presenti nel tipo “arancia”. L’azione integrata della pianta intera agisce su più fattori e non sarà mai sostituibile da un solo principio attivo.
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Banaba, giù glucosio e adipociti
La banaba è una pianta appartenente alla famiglia delle Lythraceae che cresce spontaneamente nel Sudest asiatico e in Australia. Il suo nome botanico è Lagerstroemia speciosa L., e di essa si usano le foglie. Il principio attivo ipoglicemizzante è stato identificato nell’acido corosolico, ma anche in alcuni derivati dell’acido ellagico. In particolare, l’acido corosolico è in grado di promuovere e stimolare il trasporto del glucosio all’interno delle cellule degli adipociti.
Qui sta la particolarità dell’acido corosolico e dei suoi fito-compagni: mentre l’insulina abbassa la glicemia stimolando contestualmente la produzione di nuovi adipociti, le foglie di Banaba, nell’abbassare la glicemia, inibiscono contestualmente (grazie al PGG) la genesi di nuovi adipociti. Negli studi sull’uomo si è anche visto – forse sempre a causa dell’effetto paradosso sugli adipociti – che anche dopo avere smesso l’assunzione dell’estratto di foglie, l’effetto ipoglicemizzante permaneva ancora per un periodo di circa un mese. Il dosaggio ottimale testato sull’uomo è di circa 30-40 mg/die di estratto titolato all’1% di acido corosolico.
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Ulivo: ipotensivo e antidiabetico naturale
Tra i componenti più attivi dell’ulivo abbiamo l’oleuropeina, dei triterpeni e dei flavonoidi.
Le foglie fresche della pianta hanno dimostrato di agire in modo favorevole su colesterolo, glicemia e pressione arteriosa (effetto diuretico e vasodilatatore). Le foglie di ulivo essiccate utilizzate in decotto vengono poi sfruttate contro gotta e reumatismi. L’oleuropeina è un polifenolo che non ha solo potere antiossidante, ma che è anche responsabile (sia libero che in forma di glucoside) delle proprietà curative dell’ulivo, oltre che del caratteristico sapore amaro e pungente delle olive e dell’olio di oliva.
L’oleuropeina è attiva contro il diabete di tipo2 in quanto impedisce l’aggregazione amiloide dell’amilina, una molecola secreta dal pancreas che aiuta l’insulina a svolgere il proprio lavoro ipoglicemizzante.
Questo ormone è in grado di agire con diversi meccanismi:
- Rallenta lo svuotamento gastro-duodenale
- Manda all’ipotalamo segnali di sazietà (recettori specifici)
- Sopprime la secrezione di glucagone, impedendo l’immissione di nuovo glucosio nel sangue
Risulta qui chiaro come l’amilina, pur con funzioni molto diverse, rappresenti lo scudiero ideale dell’insulina. All’insulina infatti è deputato il compito di svuotare di zuccheri il sangue. All’amilina invece resta il prezioso compito di supporto di “difendere” l’azione dell’insulina sopprimendo la secrezione del glucagone. L’oleuropeina esalta le funzioni dell’amilina consentendo (come documentato ormai da molti lavori: si vedano ad esempio Weinstein 2012 e De Bock 2013) una riduzione dei valori di emoglobina glicata (cura e prevenzione diabete) con ricadute positive su pressione, regolazione dei grassi, propensione all’infarto ecc. In modo simile all’oleuropeina l’oleocantale rallenta la formazione di beta-amiloide nel cervello, proteggendo così dalla degenerazione senile dell’Alzheimer.
Un’azione più decisa sugli aspetti ipertensivi è invece svolta dall’oleacina e dal beta-sitosterolo. L’oleacina (un altro polifenolo) inibisce la 5-lipossigenasi, un enzima chiave per la produzione di leucotrieni proinfiammatori, svolgendo quindi azione antinfiammatoria naturale. L’effetto antipertensivo è però ottenuto grazie al duplice effetto di aumento della diuresi e di vasodilatazione periferica. La pressione non cala quindi – come per esempio con i betabloccanti – per un rallentamento dell’attività cardiaca, ma grazie al positivo effetto naturale sui vasi che garantisce un adeguato flusso di sangue in periferia.
Tratto da un articolo del dottor Luca Speciani e della dottoressa Lyda Bottino sul numero 94 de L’Altra Medicina (aprile 2020), acquistabile online.