Ebbene, no, l’obbedienza non è una virtù, tutt’altro. Sull’obbedienza della cittadinanza si sono fondati non solo il Fascismo e il Nazismo, ma anche ogni altra atrocità che può darci motivo di vergognarci della specie cui apparteniamo. Con tale consapevolezza invito ognuno, tutte le mattine guardandosi allo specchio, a domandarsi con estrema sincerità se il proprio comportamento corrisponde esattamente all’esempio che vuole lasciare ai propri figli o nipoti e che avrebbe voluto gli fosse stato lasciato dai propri genitori e nonni. Se la risposta è sì, non ho altro da aggiungere. Per tutti gli altri: non perdete questa occasione, per non rischiare in futuro di dovervi vergognare di voi stessi.
Oggi, che in Italia (e purtroppo non solo) assistiamo alle più vergognose violazioni dei diritti umani dai tempi del fascismo, la storia si ripete e i solerti controllori che impediscono ai cittadini privi di lasciapassare di accedere ai più elementari servizi (educazione, trasporti, ristorazione, negozi, banche, uffici), e perfino negano il diritto al lavoro, per lo più si limitano ad affermare che “queste sono le regole”. Al più qualcuno prova a argomentare che è ben diverso l’essere privati dei propri diritti a causa dell’appartenenza per nascita a un gruppo perseguitato (ebrei o persone di colore che siano), rispetto al perderli per esercitare la scelta di non lasciarsi iniettare un farmaco, la cui somministrazione sarebbe ufficialmente e almeno per il momento per molti ancora non obbligatoria. Poco importa ai loro occhi che il regolamento europeo 2021/953 riporti testualmente che “It is necessary to prevent direct or indirect discrimination against persons who are not vaccinated, for example because of medical reasons, because they are not part of the target group for which the COVID -19 vaccine is currently administered or allowed, such as children, or because they have not yet had the opportunity or chose not to be vaccinated.” (il testo va citato in inglese perché nella traduzione italiana qualcuno ha pensato bene di dimenticarsi dell’ultima frase…). Pochissimi beninteso si sono presi il disturbo di leggere il testo citato e per i pochi che ne hanno almeno sentito parlare la possibilità, finché c’era (…), di ripristinare per quarantotto ore il proprio status di cittadino non avrebbe comportato discriminazione alcuna. Nella contorta mente di chi ha a priori deciso che le imposizioni sono giuste e che non c’è assolutamente niente di dittatoriale nel governare a suon di ricatti e di minacce, sembra che buona parte della realtà sia scotomizzata. Alcuni dei solerti difensori del regime giungono perfino a negare l’aggravante che i farmaci sono ancora in fase sperimentale, con tutto ciò che eticamente e legalmente ne deriva (Trattato di Oviedo, Codice di Norimberga).
Sul sito dell’AIFA nella scheda del vaccino Comirnaty c’è scritto solamente “autorizzato”. Basta però il piccolo sforzo in più di cliccare su “Riassunto delle caratteristiche del prodotto” e scorrere fino all’Allegato 2, lettera E, per leggere testualmente: “obbligo specifico di completare le attività post-autorizzative per l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni” e tra queste: “Per confermare l’efficacia e la sicurezza di Comirnaty, il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio deve fornire la relazione finale sullo studio clinico relativa allo studio C4591007 randomizzato, controllato verso placebo, in cieco per l’osservatore” entro luglio 2024. Si scopre così che il farmaco ha un’autorizzazione condizionata che, come si legge sul sito dell’EMA, è concessa “on the basis of less comprehensive data than normally required” e “is granted in the likelihood that the sponsor will provide such data within an agreed timeframe”. Bello che l’agenzia abbia fiducia nella probabilità che tali dati siano forniti, ma resta il fatto che tali dati non sono ancora stati forniti.
Così, con ipocrisia massima, e in perfetta neolingua orwelliana, oggi si vorrebbe far passare come “strumento di libertà” proprio quel vergognoso lasciapassare che priva chi non intende piegarsi a ricatti dei suoi diritti fondamentali. Alcuni (presumibilmente i più ingenui) abboccano a questa vile retorica; altri vi si adeguano per opportunismo; altri si conformano acriticamente; altri cedono a minacce e ricatti; altri – infine – obbediscono, credendolo perfino loro dovere civico.
Trovi l’articolo completo del dott. Benedetto Tangocci sul numero 113 de L’altra medicina.