Viviamo in un momento storico dove le continue profezie e le ricorrenti statistiche, straordinariamente illusorie o tremendamente catastrofiche, creano un’atmosfera di continua incertezza e sofferta instabilità.
L’evoluzione della scienza, e pertanto dell’uomo, determina ininterrottamente credenze, valorizzando e favorendo non quelle che ci aiutano a comprendere come funziona il mondo, ma solo quelle che sono più efficaci e vantaggiose per sopravvivere.
Il concetto di vantaggio è in effetti il termine di riferimento delle decisioni politico-economiche di ogni tempo e di qualsiasi sfera sociale.
Basti rammentare le scelte procrastinate di soluzioni energetiche, più idonee ed economicamente convenienti, ma che andrebbero a scompaginare i sottili, ma spesso subdoli, equilibri economici mondiali. E se questo modo di agire può anche avere una qualche ragione e una logica per i bilanciamenti e contro bilanciamenti politici, è sicuramente difficoltoso e imbarazzante accettarlo nel settore sanitario-medico-scientifico, dove entra in scena la salute e il benessere delle persone.
Sull’arte medica e sulle possibili cure delle malattie sono stati scritti fiumi d’inchiostro e milioni e milioni di libri inzeppano le biblioteche sparse in tutto il mondo e, grazie a tali opere, tantissimi medici si formano e terminano, prima o poi, gli studi universitari.
L’ambito nel quale, però, si ritrovano a operare, non si circoscrive alla sperimentazione o all’attività terapeutica, il cui scopo dovrebbe essere confinato al benessere della persona. La realtà che li attende è una quinta dove molto frequentemente sono costretti a scendere a compromessi per attenersi ad altre regole, in particolare quelle dell’economia di mercato.
Le leggi del consumismo e dell’istant satisfaction hanno trovato infatti un humus fecondo nella salute della persona, allo stesso modo di una categoria merceologica. Ricordo ancora le parole proferite dal medico russo Ivan Illich, “… anche se impregnati dall’ideale strumentale della scienza, il sistema sanitario continua a creare incessantemente nuovi bisogni terapeutici“.
Allora nasce spontaneo il sospetto che la Medicina preventiva sia in effetti vantaggiosa solo per prevenire … la carenza di malati.
Trovi l’articolo completo del dott. Luigi Marcello Monsellato sul numero 128 de L’altra medicina in edicola.