Elena Speciani ci descrive in ogni numero divertenti, ma reali, avventure nel paesino della Valsesia nel quale si è trasferita, da Milano, tre anni fa.
Questo mese ci racconta come affrontano l’argomento “dieta” le persone delka sua campagna.
Infatti anche i medici di campagna danno ai loro assistiti le solite raccomandazioni:
‘bisogna disintossicare un po’ il fegato, perdere o guadagnare qualche chilo, disinfiammare gli emuntori, o quel che è.
Mi raccomando la dieta, eh? Poco sale, niente zucchero, molto pesce, carni bianche, molta verdura..’
La persona di campagna ascolta compunta, dice al dottore ‘ha ragione ha ragione’, promette di seguire le indicazioni e di farle seguire al marito un po’ iperteso, alla moglie che fatica a far le scale, al nonno cirrotico, al figlio con le occhiaie, alla nipotina col mal di pancia.
In questa modalità alimentare ci sono cose che la persona di campagna fa abbastanza di default, senza bisogno di farselo prescrivere. Le verdure e la frutta sono quelle del suo orto, fresche freschissime o conservate in casa. Il movimento lo fa comunque, se no chi lo cura il campo, o la legnaia, o la vigna, o il prato?
Insomma nel paesello potresti vivere bene, facendo felici intere legioni di dietologi, respirando buon ossigeno e tenendo i garretti in allenamento, se…
Aiuto, è festa
In questo Paradiso del Dietologo c’è una minaccia strisciante, le feste. Le ‘feste comandate’ del nostro paesuzzo sono legione, e sono (praticamente tutte) feste alimentari. Tanto per cominciare, come nel resto del mondo c’è il Natale e c’è la Pasqua; magari voi pensate che le squisitezze festive siano tipiche della civiltà del sud, ma prima poi scoprirete le squisitezze festive delle nostre parti. Un pranzo di festa alla piemontese ha decine, decine e decine di antipasti; antipasti si fa per dire, come gli splendidi cotechini bilanciati dalle sobrie patate intere, o il lussurioso vitello tonnato, o la lingua in salsa verde, be’, fermiamoci qui. Perché poi comincia il pranzo vero, e chi non mangia in compagnia o è un ladro o è una spia.
E non abbiamo considerato le feste patronali, cioè le feste ufficiali del paese. Non vorremo mica mangiare pollo e fagiolini lessi il giorno di san Gaudenzio, o di santa Petronilla, che potrebbero offendersi? E allora quel giorno cuochi e commensali impazzano, a maggior gloria dei santi, degli ospiti che arrivano in abbondanza, e del paese.
Finito? No. Ci sono infiniti appuntamenti mangerecci nel nostro territorio. Come la festa degli alpini (dalle nostre parti praticamente tutti fanno il militare negli alpini) che sono uno spasso perché cucinieri e camerieri sono in genere i maggiorenti del paese, che ti portano in tavola con fierezza ottime grigliate, col cappello d’ordinanza in testa. Ma fai altri tre passi e trovi altre tre feste, nei paesini lì accanto: la festa della birra, la festa della piadina, la festa del cinghiale, eccetera eccetera eccetera. Vuoi tirarti indietro? Meglio di no.
Si può mangiare sano e leggero, da noi, ma chi vuole strafogarsi di eccessi alimentari può farlo senza un filo di fatica.
Va bene, la virtù la rimandiamo a domani. Tanto oggi c’è da diserbare l’orto, e c’è la camminata da fare al Sacro Monte, e poi c’è da organizzare la grande pesca di beneficenza per Ferragosto, e e i libri della biblioteca vanno risistemati.. chi ha tempo di mettere su peso? Non noi.
Trovi l’articolo completo di Elena Speciani sul numero 118 de L’altra medicina.