Con il termine semi oleosi si intendono noci, nocciole, mandorle, pistacchi, pecan, macadamia, arachidi, semi di lino, di girasole, di zucca…
I semi oleosi sono da sempre al centro dell’attenzione dei nutrizionisti per la loro varietà e complessità. Talvolta hanno avuto cattiva nomea a causa del loro alto contenuto in grassi, altre volte invece sono stati giustamente apprezzati per le loro qualità nutritive.
Giudicare un alimento solo a causa del suo contenuto calorico è profondamente scorretto. Un alimento va giudicato in relazione alla sua composizione, e i semi oleosi sono particolarmente interessanti da questo punto di vista in quanto alimenti lipoproteici, ovvero a contenuto misto di grassi e proteine.
Se le proteine vegetali delle noci e delle nocciole sono di basso valore biologico (se paragonate a quelle di uova o ricotta) i grassi in esse contenuti invece sono preziosissimi. I semi oleosi contengono infatti molti salutari grassi polinsaturi (omega 3-6-9), che non è facile trovare in altri alimenti, ma che sono utili e necessari per l’equilibrio lipidico del nostro organismo. Il corpo infatti ha bisogno sia di grassi saturi (carne, formaggi) che monoinsaturi (olio d’oliva) che polinsaturi. Questi ultimi si trovano in buona quantità solo nei pesci di mari freddi e, appunto, nei semi oleosi, ma se salmoni e merluzzi si mangiano ogni tanto, noci e mandorle possono invece esserci di compagnia in ogni pasto: nel muesli del mattino, in una barretta ai semi, in una pasta integrale al sugo di noci o come dolce completamento di fine pasto da sgranocchiare insieme agli amici o da mescolare con gusto a ricotta e miele piuttosto che sulle pesche ripiene.
Trovi l’articolo completo della dott.ssa Lyda Bottino sul numero 113 de L’altra medicina.