Il concetto di Indice Glicemico
Un tempo nei centri di diabetologia si distingueva tra carboidrati semplici considerati più pericolosi (zucchero, glucosio, miele,lattosio), e zuccheri complessi (pane, pasta, riso).
Poi, dal 1981, Jenkins ha introdotto il concetto di “indice glicemico” per distinguere ed evidenziare meglio quale tra i diversi carboidrati avesse maggiore o minore capacità di alzare la glicemia.
Un alimento, tuttavia (ad esempio un’albicocca), può avere un indice glicemico piuttosto elevato, ma un carico molto basso (a causa del suo alto contenuto d’acqua), mentre al contrario un altro cibo può avere un indice più basso (pane bianco) ma un carico molto maggiore.
In altre parole: per fare un carico glicemico consistente (che è quello che fa scatenare l’insulina) bastano poche decine di grammi di pane o pasta bianca, mentre (pur con indice più elevato) occorrerebbero almeno un paio di kg di albicocche.
Frutta e verdura in genere (che sono ricchissimi di acqua, si pensi a un cocomero che ne contiene fino al 98%) hanno dunque un carico glicemico sempre molto contenuto, e questo vale anche per la frutta tradizionalmente considerata più zuccherina.
Il “Nurses health study“, un lavoro imponente sulle abitudini alimentaridi un gruppo di donne veramente ampio, ha documentato con chiarezza non solo la non pericolosità della frutta fresca sulla progressione del diabete, ma addirittura, su persone sane, un effetto preventivo (Muraki I et al. – BMJ. 2013 Aug 28;347:f5001. Fruit consumption and risk of
type 2 diabetes: results from three prospective longitudinal cohort studies.).
Nello studio di Muraki si è evidenziato da un lato come il consumo di frutta protegga dalla progressione a diabete (mentre in molti centri di diabetologia si sostiene ancora il contrario!), dall’altro è stata stilata una sorta di classifica tra i frutti che maggiormente proteggevano, scoprendo cose curiose. Il più protettivo in assoluto era il mirtillo, seguito dalle susine e (dato alquanto sorprendente) dall’uva!
Trovi l’articolo completo del dott Luca Speciani sul numero 128 de L’altra medicina.