Se un paziente oncologico vi chiedesse “Cosa posso fare dal punto
di vista nutrizionale? Devo evitare qualche alimento?”. Cosa vorreste rispondere? Vi anticipo che “Faccia ciò che vuole, tanto non cambia nulla” non sembra essere la risposta più corretta
Articolo tratto dal N° 111 – L’Altra Medicina
INTRODUZIONE
Nel 2020 sono stati registrati nel mondo 19.292.789 casi di tumore.
Tra tutti, i più frequenti sono il tumore della mammella (11.7%), del
polmone (11.4%), del colon- retto (10%) e della prostata (7.3%). Viviamo in un periodo entusiasmante dal punto di vista della
ricerca scientifica in oncologia. Tanti studi sono in corso, tanti farmaci innovativi sono stati messi a disposizione dei pazienti, nuovi metodi diagnostici, come la biopsia liquida, stanno perfezionando il loro utilizzo. La spesa per l’utilizzo dei nuovi
farmaci genera un mercato mondiale di miliardi di dollari. Analizzando la spesa in Italia, nel documento AIFA “Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale Gennaio-Dicembre 2020”, per le cure inserite nel fondo per i medicinali innovativi oncologici previsto ai sensi dell’art.1, commi 402, 403 e 404 della L. 11 dicembre 2016, n.232, la spesa Gennaio- Dicembre 2020 al netto dei Payback è pari a 964,2 milioni di euro. Tra i farmaci che hanno avuto un importante impatto sul trattamento dei pazienti oncologici, una svolta epocale è stata rappresentata dallo sviluppo dell’immunoterapia.
COS’È L’IMMUNOTERAPIA?
Si tratta dell’utilizzo di farmaci che agiscono su vie di segnale che attivano o inibiscono le cellule del sistema immunitario. I farmaci immunoterapici attualmente impiegati nella pratica clinica sono i cossidetti immunocheckpoint inibitori (ICI) che, bloccando le vie di segnale inibitorie del sistema immunitario, riattivano la risposta immune anti-tumorale. In parole povere, possiamo dire che il sistema immunitario sia di base in grado di attaccare il tumore, ma si verificano processi che ne inibiscono l’attività. Con l’immunoterapia, “risvegliamo” le cellule del sistema immunitario contro le cellule neoplastiche.
Se fosse scoperto che i batteri del nostro intestino sono in grado di migliorare gli effetti dell’immunoterapia, non sarebbe una scoperta sensazionale? Che impatto, anche economico, potrebbe avere tale novità? Non è fantascienza, ed è più reale e attuale di quanto si
possa pensare. Non è cosí assurdo, considerato che si stima che i microrganismi possano essere associati al 15-20% dei tumori. Abbiamo miliardi di batteri, virus e funghi che compongono il cosiddetto microbiota intestinale. Abbiamo più di un microbiota;
sono oggetto di studio i microrganismi presenti nella pelle, nei polmoni, nella prostata, nella vescica e altri organi.
Il microbiota è dinamico, cambia in base alla dieta, all’utilizzo di antibiotici, alle condizioni ambientali e ai fattori dipendenti dall’ospite. Tali microrganismi producono nutrienti e vitamine,
proteggono dai patogeni, supportano lo sviluppo del sistema immunitario e l’omeostasi della mucosa epiteliale. I metaboliti dei batteri intestinali possono agire da intermediari tra i microrganismi e l’ospite. Essi, però, possono avere un ruolo sullo sviluppo di tumori attraverso diversi meccanismi; per esempio
possono influenzare lo sviluppo di obesità e sindrome metabolica, condizioni favorenti il tumore, oppure possono stimolare la sintesi di fattori di crescita.
COME SONO COLLEGATI IL MICROBIOTA E L’IMMUNOTERAPIA?
Per spiegarlo partiamo da uno studio su pazienti con tumore metastatico a cellule renali. In tale studio, l’utilizzo di antibiotici ha ridotto la sopravvivenza dei pazienti trattati con immunoterapici, probabilmente per i cambiamenti determinati dall’antibiotico sul microbiota. Altri studi hanno messo in evidenza
la riduzione di sopravvivenza nei pazienti trattati con immunoterapia e sottoposti a terapia antibiotica in altre patologie oncologiche. Sono stati condotti degli studi su animali da laboratorio trattati con immunoterapia. Non tutti gli animali
rispondevano alla terapia, per cui sono stati divisi i responder dai non responder. Poi, hanno impiantato le feci degli animali responder nei non responder. Fantastica conseguenza: gli animali
non responder hanno iniziato a trarre beneficio dall’immunoterapia.
Nel tempo si è cercato di trovare i batteri responsabili di un miglioramento o peggioramento dell’attività antitumorale dei farmaci oncologici. Per esempio, l’effetto antitumorale
dell’ipilimumab, anti-CTLA4, sembra essere specialmente legato alle specie Bacteroides thetaiotaomicron e fragilis. Altri effetti
di rilievo sono stati riscontrati, tra i vari, in Akkermansia muciniphila e Enterococcus hirae.
Il microbiota intestinale può rivestire un ruolo di rilievo non solo sull’efficacia di determinati farmaci, ma anche sui loro effetti collaterali, sugli effetti indesiderati determinati dalla radioterapia,
sulle complicanze post-operatorie e molto altro.
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Lorenzo Anelli
Medico specialista in oncologia medica, esperto in nutrizione e dietetica
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Lorenzo Anelli
Medico specialista in oncologia medica, esperto in nutrizione e dietetica