Le malattie infettive sono da secoli una minaccia in grado di preoccupare le popolazioni. Ma per qualche milione di anni il genere Homo ha saputo difendersene con i suoi strumenti di difesa naturale: febbre, dissenteria, inappetenza, riposo. Oggi l’insana abitudine di prescrivere soppressori di questi meccanismi difensivi ha generato un peggioramento dello stato di salute generale e il dramma della resistenza agli antibiotici.
Articolo tratto dal N° 141 – novembre 2024 L’Altra Medicina
SPAURACCHIO PER FOLLE IMPAURITE
Le malattie infettive rappresentano il fiore all’occhiello della medicina basata sui farmaci. Il fatto che siano state debellate molte malattie che affliggevano l’essere umano nei millenni che ci hanno preceduto è stato sempre sbandierato come una vittoria indiscutibile, che ha contribuito ad innalzare l’età media dell’uomo e ha salvato milioni di vite. Ciò in parte corrisponde al vero, ma con qualche importante precisazione, di cui dobbiamo tenere conto. Prima di tutto occorre ricordare che la mortalità per malattie infettive ha incominciato a scendere in modo importante ben prima dell’avvento degli antibiotici (che risale agli anni 50 e 60 del secolo scorso), e la rapidità di discesa appare abbastanza costante, probabilmente più in relazione al generale miglioramento della qualità della vita e della salubrità delle abitazioni (acqua corrente, bagni privati, controllo fognature, case più ampie, lavori meno usuranti).
In più va ricordata la estrema facilità con cui si instaurano ceppi resistenti di batteri sotto trattamento antibiotico. Problema a cui ancora non si è riusciti a trovare facile soluzione. La creazione di ceppi batterici resistenti (molto comune, stante la velocità riproduttiva dei batteri stessi e i mille modi che il batterio può usare per rendersi insensibile al principio attivo antibiotico) rappresenta la più grande ingiustizia del mondo medico. Perché la resistenza viene creata proprio da chi utilizza (o prescrive) antibiotici ad ogni pié sospinto, anche per un banale raffreddamento o una febbricola. Chi non abbia mai fatto uso di antibiotici, lavorando sul rafforzamento delle proprie difese immunitarie naturali, paradossalmente quell’unica volta nella vita in cui dovesse trovarsi nel bisogno, magari per una ferita da taglio sul lavoro, si troverebbe esposto a setticemia per l’inefficacia dei principi attivi antibiotici disponibili di fronte a ceppi di batteri resistenti, pagando in un certo senso per la superficialità degli altri. È incredibile osservare quante persone, di fronte ad innocue infezioni virali (bronchiti delle prime vie aeree, virus intestinali, raffreddamenti da stadio) assumono subito antibiotici.
Al di là dei pesanti effetti collaterali che ogni antibiotico esercita nei confronti del nostro microbiota intestinale (che viene da essi completamente alterato), deve essere ricordato che i virus non vengono neppure sfiorati dagli antibiotici. Chiunque prescriva (o si autoprescriva) un antibiotico per combattere un’infezione virale è completamente fuori strada e sta avvelenandosi senza alcun motivo. E se si tratta di un medico (in realtà l’unico autorizzato a tale prescrizione, ma si sa: il cassettino delle medicine è sempre pronto), si deve sapere che sta ignorando le linee guida ministeriali sul corretto utilizzo di antibiotici, che ne vietano l’utilizzo in caso di infezioni virali.
IL DRAMMA DELL’ANTIBIOTICO-RESISTENZA
Non si pensi che sia un problema da poco, perché la ricerca ci dice che l’antibiotico-resistenza è ormai la terza causa di morte, in Italia (ma i dati sono simili nel resto del mondo occidentale) dopo malattie cardiovascolari e tumori.
Si parla di 47.000 morti all’anno. Una strage. Tra questi c’è sicuramente qualche nostro parente, amico, conoscente, anche se poi quel decesso è stato registrato come Covid o diabete o infarto, magari solo concomitanti. Una modalità comune in cui si verifica abuso di antibiotici è quella in cui in una comunissima febbricola, dovuta magari ad un raffreddamento o ad una lieve tonsillite, si sceglie di abbassare artificialmente la naturale risposta febbrile che l’organismo sta saggiamente mettendo in atto per debellare il virus o il batterio responsabile del disagio.
Il medico di segnale, sotto vigile controllo, e a patto che l’individuo malato disponga di un sistema immunitario efficiente, lascia sfogare l’accesso febbrile, intervenendo al limite con oligoelementi come zinco e rame o con fitoterapici volti ad innalzare le difese naturali. È invece prassi comune abbassare la febbre senza troppe discussioni con paracetamolo (o FANS), il quale, oltre ad esercitare un’azione tossica sul fegato e pro-ossidante, lascia via libera a virus e batteri di moltiplicarsi liberamente. Non sembri strano: recenti lavori scientifici documentano come, di fronte a sintomi influenzali, il trattamento con paracetamolo (contenuto in tachipirina, Tylenol. Saridon e altri farmaci da banco) aumenta i tempi di guarigione anziché ridurli (si veda per esempio il lavoro di DJ Earn et al. del 2014 che documenta un allungamento dei tempi di guarigione se si usano antipiretici).
La vera guarigione da una patologia virale, batterica, fungina, si ha solo grazie all’azione del nostro sistema immunitario. Come ben sanno i malati terminali di AIDS che, non disponendo di un numero di linfociti sufficiente alla loro difesa, muoiono per patologie opportunistiche che non sarebbero in grado di fare danno a nessun individuo competente dal punto di vista immunitario, nonostante siano sotto pesantissimi trattamenti antibiotici e antivirali. Il medico di segnale farà bene a tenere presente queste considerazioni utilizzando gli antibiotici raramente e solo quando strettamente necessario, cercando invece di costruire un “terreno” forte e resistente grazie ad un deciso intervento su alimentazione e stile di vita.
Nell’impostazione del medico di segnale l’incontro con una grande varietà di batteri diversi non solo non deve spaventare, ma può probabilmente aiutare le persone a restare più protette sia da problematiche allergiche sia da altre più gravi infezioni: un microbiota ricco e variato su pelle, intestino, vagina, mucose, rappresenta infatti la miglior possibile protezione contro infezioni opportunistiche, e per questa sua specificità va difeso e protetto.
UNA FEBBRE CHE RIPULISCE
In questi giorni imperversano febbri influenzali con due modalità dominanti: gastroenterica o relativa alle vie aeree. Appurata (per esperienza) la scarsa efficacia dei vaccini antinfluenzale, sembra che la gravità e durata dei sintomi sia quest’anno particolarmente fastidiosa. Forse perché, diciamocelo, il ceppo artificiale ingegnerizzato a Wuhan nel 2019 per essere più aggressivo, è ora diffuso in natura e segue dinamiche poco conosciute rispetto ai tempi pre-pandemia. Vorrei ricordare che tra i cardini della medicina di segnale vi è quello di rispettare (e magari aiutare) le risposte difensive naturali dell’organismo. La febbre (ma anche le espettorazioni, il muco, la diarrea, il vomito, l’inappetenza) sono strumenti potenti di difesa dell’organismo e – seppur con l’attenzione individuale a casi particolari – non dovrebbero essere ostacolati, pena un innaturale perdurare dei sintomi (come peraltro ampiamente indicato in letteratura). Usare paracetamolo, analgesici, anti diarroici, impedisce al corpo di eliminare virus e batteri, e prolunga, aggrava, manda in profondità la malattia.
Per uscirne in tempi brevi serve riposo, dieta leggera (con molta frutta e verdura fresca), bere molta acqua e, come aiuto, oli essenziali (tea tree), fitoterapici, vitamina C, oligoelementi (rame, zinco, manganese). Un individuo altrimenti sano non deve temere una febbre di un paio di giorni anche a 40 gradi. Lasciamo invece che la natura faccia il proprio corso e aiutiamo l’organismo a difendersi e a produrre anticorpi in modo naturale. Questa è l’unica difesa che può rafforzarci, farci guarire davvero e prevenire eventuali ricadute. Chi debba pensare “non posso permettermelo” avrà fatto la propria scelta tra salute e malattia, e si troverà presto daccapo. La natura non prevede, purtroppo o per fortuna, nessuna scorciatoia. Compito del medico di segnale è anche fare capire ai troppi, condizionati dalle offensive e semplificanti pressioni sociali per cui gli “schiavi” devono continuare a produrre ad ogni costo, che la realtà biologica sta altrove.
Luca Speciani
Medico Chirurgo
Presidente AMPAS (Medici di segnale)
Luca Speciani
Medico Chirurgo
Presidente AMPAS
(Medici di segnale)