L’ipertrofia della prostata è un problema molto diffuso nell’anziano. Cerchiamo di capire quando vada controllata e come.
Articolo tratto dal N° 120 – L’Altra Medicina
INTRODUZIONE
L’iperplasia prostatica benigna (o ingrossamento della prostata) è presente in molti uomini con l’invecchiamento e si tratta di un processo naturale e fisiologico. La prostata cambia molto poco nelle sue dimensioni dalla nascita fino alla pubertà, ma dopo la pubertà cresce di circa 1,6 grammi per anno fino alla terza decade, dopo la quale sale di circa 0,4 grammi per anno. Dopo i 30 anni alcuni noduli cominciano a formarsi nel tessuto attorno all’uretra e nella zona di transizione (se pensiamo alla prostata fatta come un piccolo mandarino, la zona di transizione è quella che corrisponde agli spicchi); i noduli continuano ad aumentare di volume per tutta la vita costituendo così il tessuto della iperplasia prostatica.
EZIOLOGIA
Sebbene l’eziologia della iperplasia prostatica sia molto probabilmente multifattoriale, alcune evidenze sostengono che gli androgeni (testosterone) e gli estrogeni abbiano una forte influenza. I soggetti con IPB lamentano sintomi causati dagli effetti dell’ingrossamento e dall’aumentato tono della prostata sul basso tratto urinario. I sintomi possono essere classificati come ostruttivi (esitazione, diminuzione della forza, intermittenza, gocciolamento terminale, svuotamento incompleto e ritenzione) o irritativi (urinare con più frequenza di giorno ma soprattutto di notte, urgenza minzionale, dolore durante la minzione). È bene anche tenere conto del fatto che una prostata grossa può essere non ostruente in quanto elastica e che una prostata piccola, se rigida, può dare una ostruzione significativa.
DIAGNOSI
Per una corretta diagnosi è fondamentale un’accurata anamnesi che, oltre a valutare la tipologia di disturbi, vada a indagare anche lo stile di vita, le patologie associate e i famaci assunti. Talvolta l’aumento della frequenza minzionale è legato all’assunzione di diuretici più che a un problema di ingrossamento prostatico.
Dal 1970 è utilizzato come test di screening il PSA, una proteina, specifica della prostata, scoperta da R.J. Ablin, tra l’altro autore del libro “Il Grande inganno sulla prostata”. Essa può aumentare in caso di ipertrofia, infezione, rapporto sessuale, stimolazione del perineo (per esempio nell’utilizzo della bicicletta). Il dosaggio del PSA, quindi, non possiede né la sensibilità, né la specificità per risultare da solo come uno studio di screening per il tumore della prostata. Infatti, non esiste un valore specifico di PSA che definisca un cancro della prostata: si può avere un tumore della prostata con un PSA di 0.5 ng/ml e al contrario non esserci alcuna neoplasia con PSA maggiore di 10 ng/ml. Inoltre, il test del PSA non è in grado di stabilire in alcun modo il grado di aggressività della neoplasia.
FARMACI PER L'IPERTROFIA PROSTATICA
La diagnosi di iperplasia prostatica, fatta sulla base della sintomatologia riferita e sugli accertamenti eseguiti, permette di stabilire il grado di ostruzione e la difficoltà a urinare; la prima indicazione della medicina convenzionale è di tipo farmacologico. I farmaci più utilizzati sono di due tipi: gli alfalitici (che hanno la stessa dinamica di azione dei farmaci antipertensivi e cioè rendono più elastiche le fibre muscolari del collo della vescica) e gli inibitori di un enzima chiamato 5-alfa reduttasi, il cui compito è quello di convertire il testosterone in diidrotestosterone (DHT). Quest’ultimo rappresenta l’ormone androgeno più potente dell’organismo e la sua attività è parecchie volte superiore rispetto a quella del testosterone.
Abbiamo visto che uno dei fattori favorenti l’aumento di volume della prostata è il testosterone, il quale però ha anche molteplici effetti indispensabili per l’organismo quali lo sviluppo embriologico, la funzione del cervello, la sessualità, i muscoli, le ossa, i globuli rossi e l’umore. Esso è prodotto dalle cellule di Leydig del testicolo e svolge la sua funzione sia all’interno dei testicoli, contribuendo a creare un ambiente idoneo per la produzione dello sperma, sia su altri organi attraverso il circolo ematico. Mi preme ora ricordare che il colesterolo, nonostante la condanna mediatica nei suoi confronti perché ritenuto fattore di rischio cardiovascolare, è il precursore del testosterone e pertanto è importante non abolirlo dalla dieta abbassandone troppo forzatamente i valori. La conversione del testosterone in DHT permette due importanti azioni importanti sull’uomo:
- Sviluppo dei genitali maschili durante la fase di evoluzione del feto
- Crescita della prostata
L’industria del farmaco ha utilizzato questa relazione inibendo l’enzima che trasforma il testosterone in DTH con l’obiettivo di ridurre il volume della prostata. A fronte della riduzione del volume della prostata quindi non mancano effetti collaterali sgradevoli a carico della sfera sessuale come i disturbi dell’erezione e il calo della libido.
CONCLUSIONI
Partendo dal presupposto che naturalmente l’uomo va incontro a un processo naturale di ingrossamento prostatico con l’avanzare dell’età, si ritiene che in caso di insorgenza di piccoli e lievi disturbi si possa agire con rimedi fitoterapici: tra i più utilizzati ricordiamo soprattutto la Serenoa Repens, che agisce sul legame tra DTH e i suoi recettori, citoplasmatico e nucleare, inibisce la 5 alfa reduttasi e interferisce con i recettori estrogenici della prostata. Anche un adeguato introito di zinco è di fondamentale importanza e si è dimostrato che riduce il volume della prostata e migliora la sintomatologia. L’efficacia dello zinco è probabilmente dovuta al suo ruolo critico a molti livelli del metabolismo degli androgeni, inoltre riduce la secrezione di prolattina, ormone che comporta l’aumento di testosterone nella prostata e di conseguenza aumento del DTH.
Non meno importante, soprattutto per la prevenzione e per rallentare l’incremento del volume della prostata (a volte dovuto anche a processi di tipo infiammatorio), ricordiamo l’importanza del corretto stile di vita: un’alimentazione priva di cibo spazzatura, totale assenza di fumo di sigaretta e una continua e moderata attività fisica e sessuale. Precisiamo, infine, che in questo articolo non sono state trattate le possibili evoluzioni maligne della patologia. Argomento alquanto controverso che richiederà una trattazione specifica in uno dei prossimi numeri.

Marilena Casu
Laureata in Medicina e Chirurgia con Specialità in Urologia.

Marilena Casu
Laureata in Medicina e Chirurgia con Specialità in Urologia.