Il ferro è un nutriente essenziale coinvolto in numerosi processi fisiologici, inclusi il trasporto dell’ossigeno, la sintesi del DNA e la modulazione della risposta immunitaria. Tuttavia, l’omeostasi
del ferro è cruciale: uno squilibrio, sia in termini di sovraccarico che di carenza, può avere significative conseguenze sulla salute, inclusa la promozione della carcinogenesi. Vari studi epidemiologici hanno indagato la relazione tra l’assunzione dietetica di ferro e il rischio di sviluppare diversi tipi di cancro, sebbene i risultati non siano sempre coerenti e possano variare in base alla forma di ferro considerata.
Articolo tratto dal N° 144 – L’Altra Medicina
FERRO EME VS FERRO NON EME
Il ferro esistente negli alimenti si presenta principalmente in due forme: ferro eme, proveniente da fonti animali, e ferro non
eme, di origine vegetale. Il ferro eme è caratterizzato da una biodisponibilità superiore, essendo assorbito più facilmente dal
tratto gastrointestinale. Diversi studi hanno suggerito che un’elevata assunzione di ferro eme possa essere correlata a un aumento del rischio di vari tumori, tra cui quelli del colon-retto, del seno e ai polmoni. D’altra parte, il ferro non eme ha mostrato un profilo di rischio più neutro o persino protettivo in alcuni contesti.
IMPATTI DEL SOVRACCARICO DI FERRO SULLA CARCINOGENESI
Il sovraccarico di ferro può contribuire alla carcinogenesi tramite meccanismi ossidativi. Il ferro in eccesso può generare radicali liberi, creando stress ossidativo che danneggia macromolecole
cellulari, inclusi lipidi e DNA. Questo processo può attivare segnali di apoptosi e promuovere mutagenesi. La generazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) tramite cicli di Fenton e Haber-Weiss è un fattore chiave nel legame tra livelli elevati di ferro e l’inizio della carcinogenesi.
CARENZA DI FERRO, ANEMIA E REGOLAZIONE DELL’EPICDINA
La carenza di ferro, frequentemente manifestata come anemia, rappresenta una condizione criticamente importante, soprattutto nei pazienti oncologici. In questo contesto, è essenziale riconoscere che l’anemia può essere influenzata dalla regolazione funzionale dell’epcidina, un peptide che regola i livelli sistemici di ferro. Aumentati livelli di epicdina sono stati associati a infezioni, infiammazione e malignità, contribuendo alla riduzione dell’assorbimento intestinale di ferro e all’accumulo di ferro nei macrofagi.
PER I PAZIENTI ONCOLOGICI, LA PRESENZA DI VALORI BASSI DI FERRO DEVE ESSERE MONITORATA CON ESTREMA ATTENZIONE
Perché da una parte sappiamo che l’anemia da carenza di ferro può complicare l’approccio terapeutico e compromettere significativamente la risposta immunitaria oltre che compromettere i meccanismi di riparazione del DNA, ma dall’altra parte non dobbiamo dimenticarci che la riduzione della
disponibilità di ferro attraverso l’epicdina può essere considerata
una risposta adattativa per limitare la proliferazione delle cellule
tumorali, privandole di un elemento essenziale per la loro crescita.
BIOMARCATORI DEL FERRO E IL RISCHIO DI CANCRO
I biomarcatori del ferro, compresi ferro sierico, ferritina, transferrina e saturazione della transferrina, hanno dimostrato di avere diversi profili di associazione con i rischi di cancro. Alti
livelli di ferritina sierica sono frequentemente correlati a un aumento del rischio di cancro al fegato e ai polmoni, mentre i dati riguardanti il cancro colon-retto mostrano risultati contrastanti. È importante sottolineare che spesso, negli studi, la correlazione tra indicatori del ferro e sviluppo del cancro può essere influenzata da variabili confondenti, come la dieta generale, le abitudini di vita e la genetica.
PROSPETTIVE E DIREZIONI FUTURE PER LA RICERCA
Nonostante il crescente corpo di evidenze che suggerisce un legame fra ferro ed esito oncologico, l’interpretazione dei dati rimane complessa a causa della varietà di approcci metodologici e
della diversità dei parametri in studio. La necessità di ulteriori ricerche è evidente, in particolare studi prospettici di larga scala che considerino una valutazione accurata dell’assunzione di ferro
e il monitoraggio degli esiti oncologici. È fondamentale che tali studi includano un’analisi dettagliata dei biomarcatori del ferro e considerino i fattori di confondimento, come la dieta, lo stato
infiammatorio e le variabili genetiche, che possono influenzare la relazione tra ferro e cancro. Inoltre, si dovrebbe prendere in considerazione le diverse forme di ferro e il loro impatto
specifico sul rischio di carcinogenesi. In attesa di chiarire meglio il complesso ruolo “infiammazione-epicdina-ferro” dovremmo valutare con maggior attenzione il rapporto costo-beneficio di
un’integrazione di ferro.
Derry Procaccini
Dopo un percorso di ricerca di oltre 25 anni
nell’ambito della nutrizione ha sentito la
necessità di introdurre un nuovo approccio che
definisce Nutrizione Avanzata di Precisione.
Derry Procaccini
Dopo un percorso di ricerca di oltre 25 anni
nell’ambito della nutrizione ha sentito la
necessità di introdurre un nuovo approccio che
definisce Nutrizione Avanzata di Precisione.