Quando si parla di dermatologia cosmetologica, c’è un nome su tutti: Riccarda Serri. è lei infatti l’antesignana di un approccio alla dermatologia che non si limita soltanto alla cura delle malattie cutanee, ma propone anche strategie mirate per valorizzare la nostra pelle, con giusti prodotti e corretti stili di vita.
Dottoressa Serri, ci parli prima di tutto di dermoecologia, il suo fiore all’occhiello. Che cos’è e quali risvolti positivi ha sulla nostra pelle?
C’è un punto di partenza che va chiarito: esiste uno stretto legame tra la cute e l’ambiente che ci circonda. Non possiamo pensare di curare la nostra pelle se non abbiamo un occhio di riguardo alla salute del pianeta, nei confronti del quale ci comportiamo troppo spesso in modo irresponsabile e dannoso.
Il mercato dei cosmetici offre tanto e di più: quali sono i criteri che ci devono guidare nella scelta?
La parola magica potrebbe essere “naturale”. Tuttavia non è sufficiente etichettare in questo modo un prodotto per essere sicuri che non sia dannoso. La carenza di test e prove cliniche fa sì che questo termine venga usato con troppa leggerezza, per cui capita spesso che il prodotto in questione abbia ben poco di naturale.
Come orientarsi quindi in un mercato a dir poco inflazionato di cosmetici reclamizzati come naturali?
I prodotti da privilegiare sono quelli formulati secondo principi rigorosamente scientifici, altamente tecnologici e con ingredienti ecodermocompatibili. Vanno perciò evitati prodotti che contengano ingredienti chimici inquinanti (petrolatum e paraffina, su tutti) e sostanze non biodegradabili, che contribuiscono a inquinare l’ambiente.
Quanto è importante l’apparenza nella nostra società?
Direi molto, sicuramente troppo. Sembra quasi che chi non è esteticamente perfetto valga meno di chi ha la fortuna di essere bello di natura. Da qui, un’insana rincorsa all’emulazione di stereotipi imposti da pubblicità e media, con il serio rischio di cadere nelle braccia di “venditori” dalle competenze dubbie.
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