Vaccini obbligatori: la posizione della dottoressa Antonella Ronchi, presidente della Federazione italiana associazioni e medici omeopati




La dottoressa Ronchi ha espresso concetti autorevoli e misurati sulla situazione attuale in tema di vaccini.
 
In Europa 15 paesi non hanno obbligo vaccinale, altri hanno vaccini obbligatori in numero variabile, ad esempio uno in Belgio e tre in Francia. Ma che cosa è successo in Italia? Quale emergenza sanitaria ha creato la necessità di questo giro di vite? Quale l’urgenza di un decreto legge, quando lo stesso presidente del Consiglio nel presentarlo ha affermato che non ci si trova di fronte a un’emergenza, ma a una preoccupazione?
 
Non sarebbe meglio informare?
È stato detto che, poiché in Italia la diffidenza verso i vaccini stava aumentando, era necessario un provvedimento forte, che riportasse il livello dei vaccinati verso quel 95% che viene considerato ottimale.
Questo trend negativo, peraltro, è diffuso in tutti i paesi occidentali, è oggetto di studio e di valutazioni e l’orientamento in genere è quello di promuovere l’informazione, di dare elementi certi, trasparenti, per raggiungere quella quota di genitori esitanti, ma convincibili. Resterà sempre una quota di genitori contrari “a prescindere”, che viene valutata sul 2-3% della popolazione, il cui impatto sull’efficacia dei piani vaccinali è trascurabile.
 
Gli eventi avversi esistono eccome
Le motivazioni che spingono a diffidare delle vaccinazioni sono prevalentemente legate al fatto che i vaccini, come tutti i farmaci, hanno effetti avversi che possono essere anche molto gravi, come testimoniano le centinaia di famiglie che hanno ottenuto dallo stato un riconoscimento del danno subito. Questi danni esistono certamente, ma il provvedimento del governo non si propone di contrastarne l’entità, come chiesto da più parti: servirebbero piuttosto esami prevaccinali, controllo della composizione dei vaccini, personalizzazione del calendario vaccinale.
 
La scure mediatica
Tra i vaccini che diventano obbligatori, quello per il meningococco B è ancora sottoposto a monitoraggio addizionale, il che vuol dire che si stanno ancora valutando quantità e qualità degli effetti avversi. Ma, nonostante queste riserve, si è scelto di usare la scure e questo, mentre scrivo, sta portando a una polarizzazione delle posizioni che renderà difficile qualunque mediazione. Nella recente campagna mediatica tutti coloro che con motivazioni differenti hanno sollevato riserve sui vaccini o sulle modalità e i tempi di somministrazione sono stati etichettati come “NO VAX”, bollati come genitori o medici incoscienti, da trattare come sudditi e non come liberi cittadini.
 
Ecco come vince la paura
Lo schema “con noi o contro di noi “ non si addice alla complessità della medicina. Si deve invece fare un’approfondita valutazione costo-beneficio per i singoli vaccini, che non possono essere considerati in blocco, perché si pongono l’obiettivo di prevenire malattie molto differenti fra di loro e con incidenze anche molto differenti nella popolazione. Nei mesi scorsi una campagna martellante ha creato nell’opinione pubblica la paura nei confronti di malattie che sono state presentate come epidemiche: esemplare il caso della meningite.
 
Il caso di morbillo e varicella
Per il morbillo, la riaccensione di focolai epidemici primaverili ha riguardato un numero di soggetti minore rispetto a quanto avvenuto nel 2011, quando la copertura vaccinale era al suo massimo storico.
Ha senso quindi affermare che la situazione del 2017 è stata dovuta al calo vaccinale? E la varicella? La Svizzera – dove peraltro le vaccinazioni sono solo raccomandate – propone il vaccino per la varicella dopo i 12 anni, nel caso non sia stata fatta la malattia naturale, che salvo casi assolutamente sporadici, decorre in modo assolutamente benigno. Giustissimo offrire ai cittadini la possibilità di vaccinare i propri figli, ma era necessario introdurre l’obbligo per questi vaccini?
 
Una sconfitta per la medicina
Insomma, un provvedimento che solleva molte perplessità, che ci allinea, non come si è voluto affermare, con i paesi più avanzati, bensì con quelli più arretrati e con un grado inferiore di democrazia. La Svezia, molto di recente, ha respinto la proposta di passare all’obbligo vaccinale, dichiarandone l’incostituzionalità. Mentre scrivo, il decreto attende la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e il passaggio in parlamento per la trasformazione in legge dello Stato. Non mi aspetto nulla da questo passaggio, i meccanismi politici hanno preso il sopravvento sugli aspetti medici della questione, e credo che alla fine la parola passerà ad avvocati, giudici, tribunali nazionali ed europei: ma ne valeva la pena?