Alzheimer: da epicura 5 consigli per alleggerire il carico emotivo dei caregiver

L’Alzheimer è tra le malattie neurodegenerative più diffuse a livello mondiale. Secondo quanto riportato da Airalzh, Associazione Italiana Ricerca Alzheimer Onlus, in Italia sono 600.000 le persone a esserne colpite e si stima che nel corso dei prossimi 30 anni i casi triplicheranno ed entro il 2050 ne sarà affetta 1 persona su 85 a livello mondiale coinvolgendo 130 milioni di individui. Una malattia che per i sintomi (perdita di memoria, difficoltà nel capire cosa dicono le persone, difficoltà nell’eseguire compiti quotidiani, cambiamenti di umore e perdita della propria indipendenza) arreca un grande carico fisico ed emotivo a coloro si prendono cura delle persone affette. Da epiCura, nata con il preciso obiettivo di semplificare e innovare il settore dell’assistenza alla persona, l’esperienza della psicologa e psicoterapeuta Loredana Cimmino per offrire cinque consigli per alleggerire il difficile compito dei caregiver.

  1. RITAGLIARE DEL TEMPO PER SÉ: supportare un familiare affetto da una malattia degenerativa come l’Alzheimer richiede tempo, pazienza e la giusta dose di energia. È necessario prendere del tempo per sé stessi, utile a ricaricarsi (coltivare interessi personali, vedere amici, fare shopping, praticare sport e meditazione, …).
  1. DELEGARE QUANDO POSSIBILE! È importante chiedere aiuto qualora non si riuscisse a gestire da soli l’intero carico organizzativo, come l’accompagnamento alle visite mediche o alla prenotazione delle stesse. Ci sono associazioni di volontariato che supportano il caregiver nella gestione di questioni di natura burocratica e organizzativa, portando il malato direttamente alla visita programmata. Si consiglia di rivolgersi a loro per rendere più leggero il peso emotivo.
  1. AVERE UNO SPAZIO INDIVIDUALE E/O DI GRUPPO DI ASCOLTO diventa una priorità per condividere il vissuto emotivo e per essere contenuti nella gestione della sofferenza, affinché l’empatia non diventi “compassion fatigue”, cioè un atteggiamento di coinvolgimento emotivo eccessivo rispetto alla situazione e che non permette di mantenere la lucidità necessaria per il sostegno. Sapere che il proprio vissuto è condiviso anche da altri caregiver, dal punto di vista scientifico, allevia in parte il dolore stesso per il conforto di gruppo.
  1. LA RIGIDITÀ MENTALE E DI AZIONE DEL MALATO AFFETTO DA UNA PATOLOGIA DEGENERATIVA RIENTRA NEL QUADRO GLOBALE DEI SINTOMI. È importante non aspettarsi un atteggiamento flessibile rispetto all’imprevisto o una capacità di immedesimazione perché nella maggior parte dei casi queste competenze sono compromesse dalla diagnosi stessa. Nonostante la difficoltà, bisogna portare l’attenzione sulle risorse del familiare e non solo sulle differenze rispetto a prima o sulle mancanze.
  1. MANTENERE UN ATTEGGIAMENTO POSITIVO RISPETTO ALLA MALATTIA: avere un mindset di fiducia verso il sistema sanitario aiuta il malato stesso a sentirsi parte integrante di una comunità di aiuto in cui si senta protetto e al sicuro.