L’epidemia di Covid-19 che da oltre un anno ha colpito anche il nostro paese ha amplificato in modo tangibile, talvolta drammatico, il problema dell’antibiotico-resistenza (L’altra medicina ha dedicato a questo importante tema un’inchiesta, pubblicata sul numero 92, febbraio 2020). Molti pazienti affetti da Covid-19 con insufficienza respiratoria che ha richiesto supporto ventilatorio sono infatti stati vittima di infezioni da microrganismi multi resistenti, in particolare nel setting intensivistico. Il Covid-19 ha quindi messo a nudo la debolezza di un sistema, quello ospedaliero, che non era stato in grado di affrontare e risolvere in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, il problema dell’infection control e della stewardship antimicrobica. Le buone pratiche assistenziali, necessarie per impedire le infezioni crociate in ospedale (infection control) non collidono infatti completamente con le procedure da adottare al fine di proteggere se stessi dal rischio di acquisire l’infezione da SARS-CoV2, e, in mancanza di uno specifico addestramento e di un sistema di controllo continuo sulle procedure assistenziali, si possono verificare e si sono verificati cluster epidemici nosocomiali causati da microrganismi MDR quali quelli produttori di KPC o NDM.
L’abuso di antibiotici che inizialmente ha connotato il trattamento della polmonite da COVID-19 ha raggiunto picchi preoccupanti, con tre pazienti su quattro trattati senza alcun motivo con terapia antibiotica. La mancanza di programmi di stewardship antimicrobica o la inosservanza ‘causa pandemia’ hanno certamente dato il loro contributo selezionando germi resistenti nell’intestino del paziente colonizzato che è poi stato il serbatoio della loro diffusione. Ecco, quindi, che il nuovo Piano antibiotico-resistenza del ministero della Salute deve ripartire dalla coscienza di tale emergenza, dimostrando capacità di sapersi ridisegnare nella struttura a favore di una maggiore agilità e negli obiettivi, selezionando alcune decise priorità misurabili. L’auspicio è che, con l’impegno di tutti, si possa riuscire a fare un buon lavoro.