La vendita di psicofarmaci è in continuo aumento. Sostanzialmente, ansiolitici e antidepressivi. Tutto questo può avere un senso, quando ben prescritti. Ma c’è un altro lato della medaglia: queste sostanze così tanto utilizzate rientrano nell’ambiente, anche solo facendo la pipì. E quell’acqua la beviamo. Contaminazione delle acque, se ne parla da molto tempo.
Non è del tutto chiaro in che cosa consista il problema. Ma vi riportiamo un brano di un recente articolo del giornale inglese, The Independent: «Come molti farmaci che consumiamo, gli antidepressivi vengono escreti con l’urina. Rientrano negli impianti di depurazione delle acque che però non possono eliminarli completamente». Ce li ritroviamo nei fiumi e negli estuari, e i primi a sopportarne le conseguenze sono gli animali che vivono in queste aree.
In laboratorio, si vedono alterazioni dei comportamenti aggressivi, dell’olfatto (che per loro è fondamentale), nei comportamenti sessuali, nel fare la corte alla bella di turno, e negli stimoli sensoriali, anche visivi. Questo è decisivo nel riuscire a scappare dai predatori, nel trovare cibo, nel difendere i territori e nell’accoppiarsi.
Nota in Italia, soprattutto nei fiumi del Nord, un certo eccesso dei metaboliti della cocaina o altro. Non così tanto da allarmarsi, hanno detto alcuni ricercatori. Poi ci sono gli ormoni, gli aninfiammatori, e – come dicevamo – i farmaci per l’ansia e la depressione. Solitamente, i primi a sopportarne le conseguenze sono i pesci che vivono nell’acqua. Si cerca di capire quanto tutto ciò possa impattare sulla salute dell’Homo sapiens.