Ultima novità: conservare e frequentare gli spazi boscosi e le foreste (alcune ancora anche da noi) è uno “strumento” potente per migliorare la nutrizione dei nostri ragazzi/e in via di sviluppo. Ohibò, come mai?
Questa è solo l’ultima acquisizione su un tema attualmente coltivato da molte università, in tutto il mondo. Meglio avere uno spazio verde di fianco. Ne parleremo sul prossimo numero, che trovate in edicola dal 20 settembre. I primissimi sono stati i giapponesi: lo chiamano Shinrin-yoku. Si tratta di trovare un po’ di tempo per una passeggiata nei boschi. Poi, certo, ormai crescono varie scuole, per fare mindfulness o provare solo a sentire come ci sentiamo tra gli alberi e il sottobosco.
Il tutto pubblicato su Science Advance in agosto. «Noi dimostriamo che le foreste causano questi miglioramenti», dice Ranaivo Radolfoson, dell’Università del Vermont che ha firmato lo studio. Quali miglioramenti? I miglioramenti si vedono sulla dieta dei bambini, che risulta più diversificata, non le solite cose. E meno deficienza di micronutrienti, come vitamina A, sodio, ferro e calcio. In effetti, sarebbe meglio dargli meno cibo spazzatura.
Intendiamoci, questo è uno studio “globale”, fatto dagli studiosi del Vermont su 27 paesi in via di sviluppo. E hanno visto che in queste aree i bambini vicini alle vecchie foreste stanno meglio dal punto di vista nutrizionale rispetto a quelli distanti dal verde, magari perché inurbati, e spesso non in modo felice.
Risultati non generalizzabili in Occidente ma che ci dicono una cosa: meglio conservare le nostre aree verdi rimaste – non tantissime, ormai – e non cementificare o asfaltare tutto quello che le amministrazioni dicono che si può fare. Lo sviluppo economico va bene ma teniamo la barra dritta e conserviamo quello che possiamo ancora proteggere. E’ un tesoro da non disperdere.