Aumenta il consumo di bevande energetiche analcoliche e con esse anche i rischi per la salute cardiaca. Sempre più adolescenti, ma anche molti adulti, fanno uso di energy drink per reggere serate in discoteca o notti di studio full-immersion, oppure semplicemente per sostenere giornate impegnative. Secondo i più recenti dati europei dell’Efsa (European Food Safety Authority) 7 giovani su 10 (di età compresa tra 10 e 18 ani) e 3 adulti su 10, assumono queste bevande.
Prima di entrare nel dettaglio della ricerca scientifica considerata, c’è da fare una precisazione su che cosa siano esattamente le bevande energetiche. Ovvero bibite che contengono diverse tipologie di sostanze stimolanti, come caffeina, taurina, carnitina, vitamine del gruppo B etc. Da distinguere, invece, con le bevande sportive (sport drink) che contengono solo sali minerali, senza sostanze eccitanti. Riguardo la caffeina, per esempio, l’Efsa (European Food Safety Authority) ha stabilito che il limite massimo è di 400 mg al giorno. Quantità presente in 5 tazzine di caffè espresso. Per quanto riguarda gli energy drink c’è da sapere che, in generale, una lattina da 25 cl contiene la stessa quantità di caffeina presente in un espresso.
Bere quasi 1 litro di energy drink, in un breve intervallo di tempo, innalza la pressione sanguigna e aumenta il rischio di alterazioni del ritmo cardiaco. A dimostrarlo è uno studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association (maggio 2019). Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori guidati da Sachin A. Shah – docente di pratica farmaceutica dell’University of the Pacific di Stockton in California (USA). Sono stati reclutati 34 volontari sani (di età compresa tra 18 e 40 anni), divisi in due gruppi. Al primo sono stati dati due diversi tipi di energy drink, in una quantità pari a 32 once che corrispondono a circa 95 cl (ovvero quasi 4 lattine da 25 cl), da bere nell’arco di circa 1 ora per 3 giorni consecutivi. Al secondo gruppo, invece, è stata data una bevanda placebo (contenente acqua gasata, succo di limone e altri aromi)
I partecipanti all’esperimento che hanno assunto le bevande energetiche, in quantità elevata e nel breve intervallo di tempo considerato, hanno registrato un’alterazione nella frequenza cardiaca. Nello specifico, è cambiato l’intervallo QT (che misura il tempo che i ventricoli impiegano a generare un nuovo battito cardiaco). Chi ha bevuto gli energy drink, dopo 4 ore dall’assunzione, ha visto un aumento significativo dell’intervallo QT (da 6 a 7,7 millisecondi) rispetto a chi ha bevuto la bevanda placebo. Questa condizione, come conseguenza diretta, può portare a un’alterazione del ritmo cardiaco, fino a sviluppare un’aritmia.
Inoltre, negli individui del gruppo che hanno bevuto i due energy drink, è stato rilevato anche un aumento della pressione sanguigna (sia sistolica sia diastolica) da 4 a 5 mm Hg. Effetto che potrebbe essere collegato in parte all’assunzione di caffeina. Rimane da considerare l’effetto degli altri stimolanti contenuti nelle bevande energetiche. In attesa di nuovi studi a riguardo, l’indicazione degli esperti è quella di evitare o limitarne il consumo. Come pure medici e operatori sanitari dovrebbero dare indicazioni in tal senso.
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