Per il 39% delle donne la propria salute mentale è peggiorata: tra le maggiori cause l’ansia legata a questioni economiche e l’incertezza per il proprio lavoro. La terapia psicologica resta una strada percorsa da un numero ristretto di italiani (solo il 12%) a causa di stereotipi ancora presenti e motivazioni di carattere economico.
Nell’ultimo anno, più di 1 italiano su 3 ha evidenziato un peggioramento del proprio stato emotivo. È ciò che emerge dallo studio realizzato da Ipsos per TherapyChat, piattaforma di psicologia online, sullo stato della salute emotiva nel nostro paese. Analizzando i risultati del report dal punto di vista socio-demografico, si riscontra una maggiore negatività espressa dalle donne, le quali sembrerebbero risentire maggiormente, a livello emotivo, degli scombussolamenti dell’ultimo anno.
La maggiore sensibilità e trasparenza delle donne
La votazione media del proprio stato di benessere emotivo tra le donne equivale a 5,9 (contro il 6,2/10 espresso dagli uomini), mentre a reputare peggiorato il proprio stato mentale è il 39% del pubblico femminile (contro il 35% degli uomini). Tra le sensazioni negative maggiormente provate dagli italiani nell’ultimo anno, la preoccupazione risulta essere la più diffusa, con il 52% degli intervistati che rivela di averla provata spesso o molto spesso. Anche in questo caso si nota una sproporzione di genere nel campione, considerando che il 63% di chi ha sperimentato preoccupazione risulta essere donna. È interessante notare, inoltre, che la principale fonte di apprensione è rappresentata da questioni economiche (20%): a questo dato è possibile collegare ulteriori risultati emersi dal report sulla stato emotivo in ambito lavorativo, soprattutto delle donne, le quali, ancora oggi, spesso vivono la propria sfera professionale in condizioni di incertezza e disagio.
Stato emotivo e stato occupazionale: le difficoltà femminili
A questo proposito, sono proprio l’incertezza e la preoccupazione per le proprie condizioni lavorative le principali situazioni negative sperimentate dalle donne italiane nell’ultimo anno (il 39%, contro il 26% degli uomini). Al secondo posto troviamo invece problematiche relative alla conciliazione tra lavoro e vita personale, anche qui con una prevalenza femminile data dal 29% contro il 22% del sesso maschile). Questi risultati sono in linea con le dinamiche occupazionali evidenziate anche da ISTAT nel periodo della pandemia: tra febbraio 2020 e maggio 2021, infatti, in numero delle donne impiegate è diminuito del 3,6%, contro una diminuzione del 2,8% dei lavoratori uomini. Allo stesso modo, la conciliazione degli spazi e dei tempi di vita lavorativa e familiare è risultata particolarmente problematica per il 69% delle donne, in contrasto con il 42,5% degli uomini[1].
La ricerca di aiuto: le donne sono più aperte al dialogo
Nonostantela necessità di rivolgersi ad un esperto e cercare un supporto emotivo professionale sia espressa da 4 italiani su 10, solo il 12% ci è poi effettivamente andato. Un chiaro segnale di come esistano ancora forti pregiudizi nei confronti della terapia psicologica, soprattutto tra gli uomini. La volontà di rivolgersi ad uno psicologico, infatti, risulta prevalente tra le donne in confronto agli uomini (46% vs 31%). È interessante, tuttavia, notare come tra le principali barriere al ricorso a un aiuto psicologico prevalgono le difficoltà economiche, espresse soprattutto dalle donne rispetto agli uomini (il 29% contro il 17%). Non a caso, la scelta di ricorrere al supporto degli amici è prevalente tra gli individui di sesso femminile (32% contro il 23% degli uomini). Questa situazione crea dunque una spirale, in cui le donne si vedono particolarmente esposte ai turbamenti emotivi, spesso come conseguenza di situazioni lavorative o personali instabili e incerte, le quali però impediscono loro di ricercare il supporto adeguato di cui necessitano.
[1]ISTAT Indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro (2021).