L’emergenza coronavirus ha stravolto il nostro modo di vivere, imponendo nuove regole e precauzioni. Una su tutte, la mascherina: con scelte differenti da regione a regione (solo dal 15 luglio, per esempio, non è più obbligatoria indossarla all’aperto in Lombardia), il dibattito sull’utilizzo della mascherina obbligatoria rimane tuttora acceso.
Potenziali effetti collaterali
Cerchiamo di evidenziare alcuni potenziali effetti collaterali dell’uso di mascherine chirurgiche in pubblico. La maggior parte degli articoli e delle linee guida scientifiche relativi alla pandemia Covid-19 ne evidenziano due:
- Indossare una mascherina può dare un falso senso di sicurezza e indurre le persone a ridurre l’aderenza ad altre misure di controllo delle infezioni, tra cui il distanziamento sociale e il lavaggio delle mani.
- Uso inappropriato della mascherina: le persone non devono toccare le proprie maschere, devono cambiare di frequente quelle monouso o lavarle regolarmente, smaltirle correttamente e adottare altre misure di gestione, altrimenti i rischi loro e degli altri possono aumentare.
Altri potenziali effetti collaterali da considerare sono:
- La qualità e il volume della conversazione tra due persone che indossano mascherine sono compromessi, quindi le persone possono inconsciamente avvicinarsi nel tentativo di farsi capire meglio.
- Indossare una maschera facciale fa entrare l’aria espirata negli occhi. Ciò genera una sensazione spiacevole e un impulso a toccare gli occhi. Se le mani sono contaminate, ci si infetta.
- Le maschere facciali rendono la respirazione più difficile. Per persone con BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva) le mascherine arrivano al limite della sopportazione perché peggiorano la loro dispnea (fatica a respirare). Inoltre una frazione di CO2 espirata in precedenza è inalata a ogni ciclo respiratorio. I due fenomeni aumentano frequenza e profondità della respirazione, quindi aumentano la quantità d’aria inalata ed espirata. Ciò può peggiorare la diffusione di Covid-19 se le persone infette che indossano maschere diffondono più aria contaminata. Ciò può anche peggiorare le condizioni cliniche degli infetti se la respirazione potenziata spinge la carica virale in profondità nei polmoni.
- Impedire la trasmissione interpersonale è la chiave per limitare l’epidemia, ma finora si è dato poco peso a quanto accade dopo che una trasmissione è avvenuta, quando l’immunità innata svolge un ruolo cruciale. Lo scopo principale della risposta immunitaria innata è prevenire subito la diffusione e il movimento di agenti patogeni estranei in tutto il corpo. L’efficacia dell’immunità innata dipende molto dalla carica virale. Se le maschere facciali creano un ambiente umido in cui il SARS-CoV-2 può restare attivo per il vapore acqueo fornito di continuo dalla respirazione e catturato dal tessuto della maschera, determinano un aumento della carica virale e quindi possono causare una sconfitta dell’immunità innata e aumento di infezioni. Questo fenomeno può anche interagire con i punti precedenti e potenziarli.
Importanza di prove
Il Quotidiano sanità insiste che “occorre quantificare le complesse interazioni che potrebbero operare tra effetti positivi e negativi dell’uso di mascherine. Non è tempo di agire senza prove. Queste”, insiste il QS, “non sono ancora abbastanza forti per supportare l’ampio uso di maschere contro COVID-19, salvo che per brevi periodi di tempo da parte di individui vulnerabili, contingentemente in situazioni ad alto rischio”.
Nei tre RCT* studiati l’OR* di sviluppare sindromi influenzali è 0,94 (0,75-1,19), dunque non significativo, con l’intervallo superiore di confidenza compatibile anche con aumento di rischio, che in effetti è quanto risulta in tendenza nel RCT più ampio, pragmatico e recente: OR 1,10 (0,87-1,38) e anche peggio nelle infezioni respiratorie confermate dal laboratorio.
Dunque, in attesa di nuovi validi RCT pragmatici, non c’è motivo di forzare la posizione più ragionevole del governo, che prevede mascherine, anche “lavabili” “nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza”.
*RCT Randomized Controlled Trial, ovvero studio controllato e randomizzato. È la forma più alta di lavoro scientifico disponibile.
*L’OR è un dato statistico che misura il grado di correlazione tra due fattori; per esempio in epidemiologia, la correlazione tra un fattore di rischio e una malattia. Il calcolo dell’odds ratio prevede il confronto tra le frequenze di comparsa dell’evento (per esempio, malattia) rispettivamente nei soggetti esposti e in quelli non esposti al fattore di rischio in studio.
Tratto da un articolo sul numero 98 de L’Altra Medicina (agosto-settembre 2020), acquistabile online e in edicola.