Una delle diete più in voga in questo periodo è la cosiddetta “dieta Paleo” codificata da Lauren Cordain, che si rifà a quella che lui ritiene essere la dieta seguita dai nostri antenati. Su questa base toglie completamente cereali e legumi, che ritiene non essere stati presenti in una dieta primitiva. Via libera invece a grassi e proteine animali, accompagnati da frutta e verdure fresche. Tuttavia dire “alimentazione simile ai nostri antenati” non è corretto: cerchiamo di capire come ha interpretato questa affermazione chi la sostiene.
I limiti di una dieta ipocalorica
Considerate le alterazioni e raffinazioni che oggi devono subire le farine in commercio (con additivi, conservanti, sbiancanti, antiagglomeranti e private di germe e fibra), togliere dalla dieta tutti i carboidrati può dare un grande beneficio, ma temporaneo. Per non parlare dell’utilità immensa di togliere in un colpo solo anche tutti i dolciumi, i biscotti, le bibite zuccherate, i gelati e tutto ciò che sia addizionato di zucchero. In alcune persone, di colpo, spariscono mal di testa, stanchezza, allergie, e talvolta regrediscono anche problemi neurologici.
Il problema della dieta Paleo è che è troppo rigida, e quindi può portare a ricadute negative sulla salute. Quando assumiamo proteine senza una quota, magari anche contenuta, di carboidrati amilacei, le proteine assunte devono farsi carico anche della ricostruzione delle scorte di zuccheri consumate nel corso dell’attività quotidiana. Il corpo, prima di utilizzare le proteine assunte per costruire nuova massa muscolare, privilegia la ricostruzione delle scorte energetiche consumate. Il problema però è che le proteine, per diventare zuccheri, devono soggiacere a diversi processi:
1) Devono essere smontate in singoli aminoacidi
2) Devono essere deaminate (ovvero va staccata una molecola di azoto)
3) L’azoto estratto deve essere complessato nel fegato all’interno della molecola dell’urea
4) L’urea va infine eliminata a livello renale
Tutti questi processi richiedono ATP, cioè energia, e questa energia è ottenuta a carico dei carboidrati ricostruiti a partire dalle catene carboniche gluconeogenetiche, che sono in parte consumati. L’effetto biologico di una dieta ipocalorica, indipendentemente dai nutrienti dai quali è composta, è sempre una riduzione della massa muscolare, oltre a una depressione generalizzata degli assi surrenali, delle gonadi e della tiroide, che espone chi segua un tale regime a demotivazione, ipotestosteronismo e facile accumulo di grasso.
L’importanza di un regime alimentare completo
È naturale che un individuo abituato a nutrirsi con cibo spazzatura si sentirà subito meglio con la dieta Paleo; ma questo succederebbe anche con una dieta vegana o con la dieta dei gruppi sanguigni. Una dieta corretta per uno sportivo (ma anche per chi voglia solo muoversi a scopo di salute) deve apportare tutti i nutrienti, in forma sana, bilanciata e completa. Solo così si può mantenere un corretto apporto di nutrienti e ipotizzare di restare in salute per molti anni.
Per essere davvero completa una dieta dovrà fornire anche quei carboidrati che ogni popolazione ancestrale (incluse quelle poche che oggi sono sopravvissute, dagli indios yanomani agli aborigeni australiani, dagli Hazda della Tanzania ai boscimani africani) ha sempre consumato: con tuberi commestibili e semi di piante diverse frantumati, fermentati e cotti. Che oggi dovranno essere interpretati come moderate quantità di patate, di legumi, di cereali integrali.
L’idea di una dieta paleolitica è quindi assolutamente corretta, visto che l’Homo sapiens calpesta questo suolo da 200.000 anni, ma l’agricoltura è apparsa solo da 10.000 anni, e non ha quindi (quasi) lasciato traccia nei nostri geni. Ma se Paleo deve essere, la Paleo sia fedele a ciò che è stato veramente.
Tratto da un articolo della dottoressa Lyda Bottino sul numero 92 de L’Altra Medicina (febbraio 2020), acquistabile in edicola e online.