“L’Aloe è sicura– dichiara la Presidente SISTE (società italiana di scienze applicate alle piante officinali e ai prodotti per la salute), Marinella Trovato –, lo confermano recenti e autorevoli studi. Vorrà ora la Commissione europea, sulla base di questi nuovi dati, prendere in considerazione le nuove informazioni e porre rimedio a una decisione che ha messo in ginocchio un’intera filiera?”
La domanda, posta alla Commissione alla luce degli importanti risultati tramite lettera recapitata nei giorni scorsi, e controfirmata da altre due associazioni, ASSOERBE e Federimpresaerbe, parte da lontano. Da quando l’8 aprile 2021 è entrato in vigore un regolamento della Commissione europea che, sulla base di un’opinione dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) risalente al 2018, vieta in tutta Europa la vendita di preparati, in particolare integratori alimentari, che contengano alcune sostanze presenti nelle foglie dell’Aloe come aloe-emodina (una delle principali sostanze idrossiantraceniche presenti, per altro, nell’aloe ma anche in molte altre specie vegetali) bollate come genotossiche, cioè in grado di modificare il DNA in test su cellule isolate.
Gli estratti di Aloe spp., però, sono stati usati da sempre come rimedio tradizionale per favorire il transito intestinale e ammessi all’uso negli integratori alimentari per tale scopo dal Ministero della salute a partire dagli anni 2000, nonché usati nei farmaci per la stipsi e ammessi tutt’ora, ad ogni modo, per tali finalità dalle principali agenzie regolatorie internazionali come l’Agenzia Europea per i medicinali (EMA) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il divieto dello scorso aprile ha quindi creato non poco trambusto tra i produttori, spesso popolazioni tra le più povere al mondo che vivono unicamente grazie a tale coltivazione, e i consumatori, privati di un rimedio tra i più utilizzati soprattutto tra gli anziani, e non ha mai smesso di essere al centro dell’interesse degli addetti ai lavori.
In occasione del convegno SITOX (Società italiana di tossicologia), che si è svolto a Bologna nelle settimane scorse, al quale ha partecipato anche la Presidente SISTE, sono stati presentati i risultati di due lavori sul tema – pubblicati su importanti riviste scientifiche internazionali (Toxicology ReportsVolume 8, 2021* e Regulatory Toxicology and PharmacologyVolume 124, August 2021**) commissionati da SITOX e curati entrambi, tra gli altri, da Corrado L. Galli, Presidente SITOX –, che stabiliscono indiscutibilmente la non genotossicità degli estratti di Aloe specie e della aloemodina.
“Come i nuovi dati oggi disponibili dimostranoinequivocabilmente – commenta Corrado Galli autore dei lavori –, il divieto all’uso degli estratti dell’Aloe in Europa, ritenuto ingiustificato dalla comunità scientifica stessa alla luce della incertezza dei dati scientifici usati da EFSA per la sua valutazione, risulta quindi privo di motivazioni scientifiche.
SISTE e SITOX si augurano quindi che la Commissione europea riveda le sue decisioni e riammetta sul mercato l’Aloe e le preparazioni a base di questa sostanza” negli alimenti.
*Lack of in vivo genotoxic effect of dried whole Aloe ferox juice(Mancanza di effetti dannosi del succo essiccato di Aloe ferox), dimostra come il succo di aloe ferox essiccato sia sicuro per gli integratori alimentari e nei fitoterapici, medicinali a base di erbe. Lo studio è stato effettuato somministrando, a topi, dosi di 500, 1000, and 2000 mg/kg/day di succo di Aloe ferox essiccata e verificando come nessuna traccia di degenerazione cellulare facesse la sua comparsa nell’intestino degli animali. https://doi.org/10.1016/j.toxrep.2021.07.023
** Aloe-emodin, a hydroxyanthracene derivative, is not genotoxic in an in vivo comet test(Un test dimostra come l’aloemodina non sia tossica) dimostra invece la sicurezza della aloemodina attraverso uno studio basato sulla somministrazione di diversi dosaggi di questa sostanza – 250, 500, 1000 and 2000 mg/kg bw/day – a topi le cui cellule renali e intestinali sono successivamente state analizzate senza che fossero rilevate tracce dannose di alcun tipo su nessuno dei due organi. https://doi.org/10.1016/j.yrtph.2021.104967