La relazione tra alimentazione e mente è tanto stretta quanto sottovalutata. Eppure l’abbiamo tutti provato sulla nostra pelle: dopo un pasto particolarmente pesante e ricco di zuccheri, ci travolge una forte sensazione di stanchezza, pigrizia e mente offuscata.
Quando si conduce un’alimentazione sbagliata, al nostro cervello arrivano una serie di molecole di segnalazione infiammatoria che determinano un’alterazione della struttura e dei processi neuronali. Gli ultimi studi scientifici si sono focalizzati sul rapporto tra infiammazione del cervello, difficoltà di concentrazione e depressione, confermando lo stretto legame tra alimentazione e mente.
Neuroimfiammazione, cortisolo e resistenza insulinica
L’infiammazione cronica di basso grado, ovvero quella costante produzione di molecole di segnalazione infiammatoria che derivano da un’alimentazione disattenta e da un errato stile di vita, impatta anche su altri due aspetti cruciali dell’equilibrio interno.
In primo luogo stimola cronicamente la produzione di cortisolo, ormone dello stress, già sufficientemente iperstimolato dalla vita stressante di ogni giorno. In uno stato di cronica infiammazione interna, i meccanismi di autoregolazione smettono di funzionare e il sistema non riesce più a ritornare ai giusti livelli di cortisolo.
La neuroinfiammazione desensibilizza inoltre i recettori insulinici cellulari in tutto il corpo, creando le condizioni per l’instaurarsi di uno stato di resistenza insulinica a sua volta motore non solo di accumulo di ciccia sulla pancetta, ma anche del propagarsi e del permanere dell’infiammazione cronica di basso grado.
Una cattiva alimentazione crea quindi un circolo vizioso che si autoalimenta e crea danni come ansia, irritabilità, stanchezza, alterazione dell’umore, sensazione di scarsa capacità di concentrazione e ridotta lucidità mentale.
Microbiota intestinale e cervello
I microbi residenti nel nostro intestino, la cui formazione è influenzata da ciò che mangiamo, contribuiscono in maniera fondamentale alla digestione, alla naturale motilità intestinale, alla produzione di vitamine e di nutrienti vitali per la mucosa intestinale stessa, all’efficienza del sistema immunitario.
Ma il loro ruolo non si esaurisce qui: secondo le ultime ricerche scientifiche, questi microbi influenzano anche il nostro stato emotivo e perfino la formazione dei ricordi. Sono tra i principali produttori di triptofano, aminoacido precursore della serotonina che tutti conoscono come “l’ormone della felicità”, e inviano costantemente molecole di segnalazione alle cellule nervose dell’intestino e insieme a esse comunicano con il cervello attraverso il nervo vago e attraverso vie di segnalazione diretta.
Ecco perché curare la nostra alimentazione è fondamentale non solo per la nostra linea e il nostro corpo, ma anche per la nostra mente e serenità.
Tratto da un articolo della naturopata Daniela Iurilli sul numero 91 de L’Altra Medicina (dicembre 2019/gennaio 2020), acquistabile in edicola e online.