Sentire un odore e rivivere, con la massima nitidezza, una sensazione o uno specifico momento del nostro passato: si tratta della cosiddetta sindrome di Proust, che prende il nome dallo scrittore Marcel Proust che, per primo, descrisse un’esperienza simile in suo romanzo. Al di là degli espedienti narrativi, si tratta in realtà un fenomeno molto comune e dotato di fondamenta scientifiche. Infatti, le informazioni provenienti dal senso dell’olfatto vengono elaborate da due zone celebrali che contribuiscono anche all’elaborazione di sensazioni e ricordi, ovvero: il sistema limbico (ippocampo e amigdala), che controlla le emozioni, gli stati d’animo e gli istinti, oltre a partecipare ai processi di memorizzazione; il talamo, che è coinvolto nell’interpretazione cognitiva dello stimolo olfattivo.
Un sondaggio recentemente condotto da Top Doctors (www.topdoctors.it), azienda specializzata in servizi tecnologici per la sanità privata, conferma che a lasciarsi andare ai ricordi stimolati dall’olfatto è in effetti la stragrande maggioranza delle persone. In particolare, il 65% degli interpellati ha dichiarato di vivere molto spesso un’esperienza di questo tipo, a cui si aggiunge un ulteriore 21% che dice di provarla a volte. Ai (pochi) restanti non capita invece mai (9%) o quasi mai (5%).
Ma quali sono gli odori che stuzzicano più facilmente i nostri ricordi? Al primo posto svettano cibi e bevande, indicate come fonte di attivazione della memoria olfattiva dal 72% del campione. Seguono profumi, cosmetici e creme (41%), detersivi e ammorbidenti (27%), fiori e altri odori “naturali” (22%), altre persone (10%) e animali (6%). A prevalere, secondo il sondaggio, sono i ricordi piacevoli (71%), anche se c’è chi dichiara di ricordare, attraverso l’olfatto, indistintamente avvenimenti positivi e negativi (22%) o addirittura esclusivamente situazioni spiacevoli (7%). Del resto, per oltre la maggioranza degli interpellati (56%), le memorie “risvegliate” riguardano per lo più tempi lontani, con una particolare attenzione verso l’infanzia – che, in generale, tende a essere ricordata come una sorta di età dell’oro. Forse anche per questo, tra le sensazioni che provocano i ricordi attivati da profumi e odori, a prevalere è la malinconia per i bei tempi andati (38%), ma anche la serenità (32%) per la consapevolezza che i momenti positivi sono sempre con noi.
È insomma appurato che un profumo è in grado di attivare la nostra memoria ma, stando alla ricerca, pare essere possibile anche l’esatto contrario. Ovvero, poco meno del 20% degli interpellati ha dichiarato di aver provato ad avvertire, all’improvviso, un odore non presente nel luogo in cui si trovava, rendendosi poi conto che quella fragranza faceva parte di ricordi associati a quella particolare location o situazione.
L’olfatto riveste quindi un ruolo fondamentale nella creazione dei nostri ricordi, come conferma il Dott. Italo Cantore, Otorinolaringoiatra di Top Doctors: “Per ragioni in primo luogo di tipo neuroanatomico, tra le memorie sensoriali quella olfattiva è la più antica e nel contempo la più longeva. Per via delle strette interazioni con il sistema limbico ed altre sedi encefaliche con ruolo nella memoria a lungo termine e nella gestione delle emozioni, gli odori gradevoli o meno, percepiti in situazioni pregresse che hanno condizionato reazioni emotive positive o negative, consentono di evocare con maggiore facilità ed intensità il ricordo stesso o le emozioni da esso provocate rispetto a quanto siano in grado di fare altre afferenze sensoriali, come ad esempio quelle visive o uditive”. Ovviamente, non tutte le persone sono egualmente sensibili agli odori. “La nostra capacità di percepire gli odori può presentare delle variazioni di tipo qualitativo e quantitativo nell’ambito di varie situazioni. Esistono numerose condizioni patologiche nasali e dei seni paranasali come riniti croniche o sinusopatie polipoidi che possono condizionare negativamente la funzionalità di percezione degli odori della mucosa olfattiva, localizzata sul versante interno e superiore delle cavità nasali. Vi sono poi condizioni patologiche che possono causare un danno al nervo olfattivo, come infezioni virali, oppure alle strutture del sistema nervoso centrale coinvolte nell’olfatto. Importante, nell’approccio a queste problematiche e per la scelta del giusto trattamento, è eseguire un corretto inquadramento anamnestico e clinico otorinolaringoiatrico con endoscopia nasale completa” spiega il dottor Cantore.