Se non è possibile fermare le lancette del tempo e impedire al nostro cervello di invecchiare, è però possibile rallentarne la corsa e magari rendere il percorso più “piacevole”: è quanto ha studiato una nuova ricerca italiana, che ha messo in relazione il consumo regolare di una sostanza contenuta nell’olio extravergine di oliva (l’idrossitirosolo) con la capacità, in soggetti anziani, di aumentare la produzione di nuovi neuroni in una specifica regione del cervello, l’ippocampo, e di ridurre l’infiammazione e lo stress ossidativo. Non solo: è stato evidenziato un altro fenomeno particolarmente interessante dal punto di vista comportamentale: la riduzione di ansia e stress. Come dire: l’olio extravergine potrebbe contribuire ad invecchiare più lentamente e meglio.
Lo studio è stato realizzato da Giorgio D’Andrea, giovane ricercatore dell’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Roma, grazie a un progetto di ricerca finanziato da Monini per l’anno 2021 attraverso il bando pubblico di Fondazione Umberto Veronesi. L’azienda umbra ha infatti assunto l’impegno formale, attraverso il suo Piano di Sostenibilità con orizzonte 2030 – A Hand for the Future, a sostenere la ricerca scientifica italiana di eccellenza nel campo della nutrigenomica, contribuendo a far luce sulle proprietà di uno dei prodotti alla base della dieta mediterranea. Un impegno che, in questi primi due anni di attuazione, si è concretizzato nel finanziamento di due ricerche selezionate da Fondazione Umberto Veronesi.
Lo studio di D’Andrea, nello specifico, ha preso in considerazione l’effetto di una particolare molecola presente naturalmente in grandi quantità nell’olio di oliva di alta qualità – l’idrossitirosolo -sulle cellule staminali neuronali del cervello, in un modello sperimentale anziano. Si tratta di uno dei pochi studi internazionali ad aver indagato le proprietà dell’olio in relazione all’invecchiamento cognitivo.
Uno dei meccanismi legati all’invecchiamento è infatti la progressiva diminuzione del rinnovamento cellulare. Quando sono le cellule del cervello, i neuroni, a perdere la capacità di generarne di nuovi, ciò si ripercuote sulla capacità di apprendimento e sul declino cognitivo. Può l’idrossitirosolo, si è chiesto D’Andrea, rallentarne il processo? I risultati hanno mostrato che nella popolazione trattata con questa molecola c’è un aumento di produzione di nuovi neuroni in una regione del cervello, l’ippocampo. Non solo: l’analisi dei profili genici ha mostrato un profilo compatibile con riduzione di infiammazione e di stress ossidativo. È stato inoltre osservato un altro interessante fenomeno, in test comportamentali: meno ansia e meno stress nei soggetti trattati rispetto ai controlli. Ciò potrebbe essere correlato alla maggior produzione di neuroni nell’ippocampo ma anche alla composizione del microbiota, l’insieme di microrganismi che colonizzano l’intestino, sempre più studiato per le sue correlazioni con la salute neurologica. Dalle analisi, infatti, si conferma che la somministrazione di idrossitirosolo protegge il microbiota da cambiamenti negativi causati da stress.
Lo studio conferma insomma il ruolo antiossidante e antinfiammatorio di una delle molecole caratteristiche dell’olio extravergine di oliva, che può avere effetti protettivi e migliorativi sulla genesi dei neuroni in soggetti anziani. In più aggiunge un nuovo elemento che merita ulteriori indagini future: la protezione del microbiota da cambiamenti negativi e stressanti legati all’età, che potrebbero ripercuotersi sulla salute mentale degli individui.
Ad aggiungere un nuovo tassello alla conoscenza delle proprietà dell’olio extravergine di oliva rispetto all’invecchiamento, sarà quest’anno Emilia Ruggiero, ricercatrice dell’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli (IS), sostenuta da Monini attraverso il finanziamento completo della borsa di ricerca assegnata da Fondazione Umberto Veronesi per l’anno 2022, sempre attraverso il bando pubblico annuale. La sua è la seconda ricerca finanziata dall’azienda umbra dall’avvio di A Hand for the Future. Lo studio di Ruggiero è uno dei pochi nel panorama internazionale a valutare gli effetti del consumo regolare di olio di oliva sulla longevità: “numerosi studi – ha spiegato la ricercatrice– hanno messo in evidenza le proprietà benefiche dell’olio evo, ma è necessario aggiungere un ulteriore tassello e verificare nella popolazione reale se e in che misura il consumo regolare possa rappresentare un valido alleato per la longevità”.