La notizia è fresca fresca: ieri il ministero della Salute, ha deciso di estendere l’obbligo di indossare la mascherina sino alla fine di settembre sui mezzi pubblici (treni, trasporto pubblico locale, ma non gli aerei) e nelle strutture ospedaliere (ospedali ed RSA). Ma quanto inquinano le mascherine? Sono oltre 46 miliardi le protezioni di naso e bocca utilizzate in Italia da inizio pandemia a oggi, e ben 129 miliardi a livello globale quelle consumate ogni mese, ovvero tre milioni al minuto. Questa la stima che arriva da SIMA, Società Italiana di Medicina Ambientale, nel giorno in cui scade in Italia l’obbligo di utilizzo della mascherina in alcuni luoghi al chiuso come cinema, teatri e impianti sportivi.
Ai circa due miliardi di mascherine utilizzate in Italia dalla popolazione scolastica a partire dallo scoppio dell’emergenza Covid-19 nel nostro paese, si aggiungerebbero i 16 miliardi in capo ai lavoratori e una quota stimabile in 28 miliardi per l’utilizzo quotidiano nelle varie situazioni indoor e outdoor dall’inizio dell’emergenza sanitaria, per un totale di 46 miliardi di mascherine.
“Sul fronte dell’ambiente, le mascherine hanno avuto un impatto paragonabile a quello di uno tsunami – afferma il presidente Sima, Alessandro Miani – L’Oms ha stimato in 3,4 miliardi le mascherine che finiscono ogni giorno nella spazzatura (dato globale), assieme a 140 milioni di kit di test, che hanno il potenziale di generare 2.600 tonnellate di rifiuti non infettivi (principalmente plastica) e 731.000 litri di rifiuti chimici. Un recente studio apparso su Environmental Advances ha rivelato come buona parte delle mascherine finisca in acqua (quasi 5.500 tonnellate metriche di plastica ogni anno con una stima ottimistica al ribasso) evidenziando inoltre come una singola mascherina potrebbe rilasciare fino a 173mila microfibre di plastica al giorno negli oceani, con possibili danni da ostruzione in seguito ad ingestione da parte degli animali acquatici, ed effetti tossicologici dovuti alla veicolazione di contaminanti chimici e biologici. Preoccupa inoltre la presenza di frazioni sub-micrometriche, potenzialmente capaci di attraversare le barriere biologiche”.
“Come società scientifica siamo favorevoli al proseguimento dell’utilizzo delle mascherine negli ambienti indoor aperti al pubblico, specie nelle scuole, ma al contempo abbiamo il dovere di evidenziare che ponendo adeguata attenzione alla qualità dell’aria indoor con semplici (oltre che economici) dispositivi di monitoraggio della CO2 ed eventuale ricorso a sistemi di purificazione dell’aria, ventilazione meccanica controllata (VMC) o di coating fotocatilitico al biossido di titanio – che ha azione sanificante dell’aria per contatto – è possibile recuperare una fruibilità in piena sicurezza di tutti gli spazi al chiuso o ambienti confinati anche senza usare questi dispositivi di protezione individuale, di cui speriamo di poter fare presto tutti a meno” – conclude il presidente Sima.