Il recente caso della malattia di Fedez ha portato alla ribalta l’attenzione su una patologia insidiosa, il tumore neuroendocrino del pancreas, ma con buone probabilità di cura e sopravvivenza a lungo termine rispetto ad altre forme di neoplasie dell’organo. Diagnosi precoce, chirurgia mirata e un approccio terapeutico puntuale sono la chiave per affrontarla. La parola ai medici Aigo (Associazione Nazionale Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri).
Il tumore al pancreas oggi fa meno paura: lo ha raccontato con molto coraggio e trasparenza, come è solito fare condividendo con il suo fedele pubblico mediatico tutta la sua quotidianità, il rapper Fedez, all’indomani dell’intervento chirurgico a cui si è sottoposto il 22 marzo all’ospedale San Raffaele di Milano per una rara forma di tumore neuroendrocrino (NET), che ha richiesto l’asportazione parziale dell’organo. Una forma molto rara di carcinoma pancreatico che colpisce ogni anno circa 2700 persone, che insorge prevalentemente in assenza di una familiarità (salvo alcune forme ereditarie, per sindromi genetiche).
Nello specifico, è una patologia neoplastica che insorge dalle cellule endocrine presenti in questo organo e come detto ha una incidenza molto più rara (5-10%) rispetto a quella dei tumori esocrini, che insorgono invece dalle cellule epiteliali.
“Le diagnosi di Net – spiega il dottor Raffaele Manta, Consigliere Nazionale Aigo, Responsabile Servizio Endoscopia Digestiva U.O.C. Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Azienda Ospedaliera-Universitaria di Perugia – sono aumentate negli ultimi anni grazie al diffuso utilizzo di tecniche radiologiche non invasive ed endoscopiche invasive come l’ecoendoscopia. Nel caso di una lesione localizzata alla ghiandola pancreatica (neoplasia non metastatica), l’asportazione radicale della massa è il trattamento curativo. Questa condizione si rende però possibile in una quota inferiore al 10% dei casi”.
Non esistono ad oggi noti e stretti fattori di rischio per lo sviluppo di questo tipo di tumore del pancreas poiché, come detto, la familiarità è di per sé rara: sempre di più però sono colpiti soggetti maschi in giovane età (sotto i 50 anni).
Tali tumori, quando associati a produzione abnorme di ormoni, possono manifestarsi con sintomi generici, spesso riconducibili ad altre patologie, come disturbi digestivi o metabolici (ipoglicemia, nausea, diarrea). Più spesso però si tratta di tumori cosiddetti “non funzionanti” o “non secernenti”, sono per lo più silenti e sono i più frequenti (70-80%).
La diagnosi può rivelarsi quindi anche casuale o indiretta. Rispetto ad altre forme, generalmente questa forma di cancro risulta poco aggressiva e con una crescita lenta, con una buona prognosi e con un’alta probabilità di cura e, se non asportabili completamente, possono essere gestite anche senza terapie chemioterapiche, determinando comunque una condizione patologica che si cronicizza e con la quale si può imparare a convivere nel tempo, con una serie di controlli clinici e strumentali. Il successo del trattamento sta dunque soprattutto, come sempre, nella tempestività della cura, con l’intervento di rimozione o trattamento.
Si può fare prevenzione? In parte sì, con un corretto stile di vita e la percezione repentina di sintomi o cambiamenti, spesso però confondibili con altre condizioni meno serie, che devono far accendere un campanello di allarme e indurre ad accertamenti diagnostici approfonditi. Non essendo però una patologia molto diffusa, non sono attuati, a oggi, screening mirati sulla popolazione.