Per piacere, per il benessere, per rilassarsi. Ma un numero crescente di studi evidenziano che la sauna apporta anche benefici fisici.
Soprattutto sul sistema cardiovascolare, nel senso che sembra modulare la pressione arteriosa, ridurre la mortalità cardiovascolare, contrastare le turbe neurocognitive, o persino malattie polmonari e disturbi mentali. Con miglioramenti sull’efficacia del sistema immunitario e stabilizzazione del sistema nervoso autonomo. Chi dice questo?
Lo dice un gruppo finlandese, dell’università di Jyväskylä, in un lavoro pubblicato sulla Mayo Clinic Proceedings. Non stupisce che siano i finlandesi in quanto la sauna è cosa loro, ma non solo completamente loro perché un concetto simile lo ritroviamo in molte altre culture della fascia sub-artica. Pensiamo alle capanne sudatorie di molte popolazione native del nord-America…
Esposizione ad alte temperature (80-100 °C), con aria a basso contenuto di umidità, per un breve periodo di tempo (5-20 minuti). Ma la sauna, per vedere i benefici, deve essere praticata regolarmente: in Finlandia almeno una volta alla settimana ma c’è chi la fa tutti i giorni o quasi. Lo studio è una review delle più importanti ricerche sulla sauna: di volta in volta si è andati ad esplorare come impatta sulla salute e sui marker correlati a varie malattie.
Sulle più frequenti malattie croniche, quelle legate all’invecchiamento, si sono visti notevoli benefici sulla mortalità cardiovascolare, la prevenzione dell’ictus e l’ipertensione (con almeno 4 sessioni alla settimana). Abbattuto anche il rischio di demenza o Alzheimer, più che dimezzati. Ottimi riscontri su polmoniti e malattie respiratorie. Prime acquisizioni anche sulla riduzione del dolore e sui sintomi associati ai disordini muscoloscheletrici, come osteoartrite, artrite reumatoide e fibromialgia. Non è ancora chiaro quali siano i meccanismi attraverso cui la sauna riesca a portare questi effetti.
Sebbene occorra approfondire la ricerca, gli Autori finlandesi suggeriscono che sia un’attività sicura per le persone con fattori di rischio cardiovascolare e per quelli che già soffrono di una malattia cardiovascolare stabilizzata. Non in sostituzione di un programma di esercizio fisico personalizzato (Jari Laukkanen et al. Mayo Clinic Proceedings, agosto 2018).