Secondo un recentissimo studio giapponese nel tuorlo d’uovo sarebbe riposta una sostanza che stimola la ricrescita dei capelli. Se ne è parlato molto sui giornali e sul web. In effetti il tuorlo d’uovo viene usato da tempo per nutrire i follicoli piliferi e rendere i capelli più sani e luminosi. Ma c’è dell’altro.
Come ad esempio in questa ricetta
1 tuorlo d’uovo, 1 cucchiaio di olio di Ricino, 1 di olio di Jojoba, 1 cucchiaio di miele, 3 gocce di essenza di Limone. Questa ricetta si applica in impacco sulla chioma con un leggero massaggio, si lascia in posa per un’ora, poi si risciacqua con un leggero massaggio.
Soluzioni vegetali
Buone soluzioni per i capelli aridi e sfibrati sono anche l’olio di Germe di grano o di Miglio, per ricordarne solo alcuni. Oppure l’olio di Ricino che contribuisce ad arginare la caduta dei capelli e la forfora o, ancora l’olio di Jojoba, spesso utilizzato in shampoo e balsami per restituire leggerezza ed elasticità. Jojoba, lo ricordiamo, si ottiene dai semi di una pianta (Simmondsia chinensis) originaria di California, Messico e Arizona (nella foto). Comunque, il modo più semplice per sfruttare l’olio di Jojoba consiste semplicemente nell’applicarlo dopo lo shampoo, tenerlo per 10 minuti per poi risciacquare.
L’Argan dei berberi
Come non ricordare poi l’olio di Argan? Tipico della tradizione berbera, viene usato da sempre dalle donne di quei luoghi per proteggere viso e capelli dal sole e dal vento.
Che cosa c’è nel tuorlo?
Tornando allo studio giapponese*, i ricercatori dichiarano di aver trovato un peptide, detto “Hair growth peptide”, capace di favorire la rigenerazione dei capelli. Si trova nel tuorlo d’uovo. Si presenta come una possibile alternativa, tutta da esplorare, a farmaci come minoxidil che, però, non è privo di effetti collaterali nell’uso a lungo termine. Vedremo.
Piante della tradizione
Intanto non dimentichiamo che, da sempre si usano sostanze vegetali contro la caduta dei capelli. O quantomeno per renderli più forti, meno sfibrati e per migliorare il loro aspetto.
*Nakamura T et al, J Med Food, luglio 2018