Ne esistono di arancioni, gialle, bianche e viola. Come accade spesso, il colore esprime le proprietà nutrizionali del vegetale.
Quando cresce allo stato selvatico la carota è solitamente bianca/giallastra: è una pianta abituata a fare di necessità virtù, cresce anche su terreni sassosi e aridi. In passato, oltre alle carote bianche, si conoscevano anche carote viola. All’inizio erano piante alimurgiche, servivano cioè a integrare la dieta durante i periodi di carestia.
La carota arancione appare solo attorno al Settecento, per merito degli olandesi, espertissimi nell’incrociare i vegetali (pensate ai tulipani). Così – si dice – sposando carote bianche e viola ne ottennero di arancioni, in omaggio al colore dello stemma della casa Orange.
Sono note le caratteristiche nutrizionali della carota "color carota" (contenente soprattutto carotenoidi), ma va presa in considerazione anche la carota viola perché ricca di polifenoli, flavonoidi e antocianine, potenti sostanze antiossidanti, contenute anche nei mirtilli, cavolo rosso, uva.
La carota gialla è ricca invece di luteina, ottima per la prevenzione delle malattie dell’occhio.
In Italia esistono carote giallo-viola prodotte in aree ristrette come a Polignano (Bari) o Tiggiano (Lecce).
Quando vedete quei "carotoni" bianchi sul banco dell’ortofrutta più che carote bianche si tratta probabilmente di Pastinaca, una pianta che appartiene alla stessa famiglia (Ombrellifere) delle carote. La Pastinaca è però una specie diversa. Rinomata in Italia è la "pestanaca" del Salento, o di altre produzioni locali, ma la versione selvatica è presente praticamente dappertutto. E’ ricca di fibre, potassio, minerali e l’uso tradizionale la riservava a persone convalescenti, anziane o affaticate.
In Europa la Pastinaca è conosciuta e consumata da molto tempo (se ne faceva anche la birra). L’arrivo della patata dalle Americhe ne ha però ridotto la coltivazione quasi dappertutto tranne che in Inghilterra, dove la chiamano "Parsnip" e ancora oggi si considera un tipico alimento invernale.