Frutta e verdura contaminate da pesticidi: il problema esiste ancora. Risultano più ‘colpite’ mele, pere ed uva.
E’ il risultato di un’indagine nazionale di Legambiente (‘Pesticidi nel piatto 2012′): ci sono ancora numerosi casi di prodotti ortofrutticoli contaminati da 7, 8 o anche 9 fitofarmaci.
E’ soprattutto la frutta, più che la verdura, a pagare lo scotto. Vediamo i casi più preoccupanti: più di un residuo è stato riscontrato nel 43,3% delle mele, nel 52,4% delle pere, nel 44,7% dei campioni d’uva, nel 41,9% delle fragole, nel 34,9% delle pesche. Un poco meglio gli agrumi (28,4%) e i piccoli frutti come mirtilli o lamponi (13,3%).
Per quanto riguarda le verdure le percentuali di campioni contaminati da più di un pesticida sono minori: il dato globale è del 7,9% con punte del 21% (ortaggi da fusto) e del 16,8% (peperoni). Bene i legumi (1,2%).
Ricadute negative anche sui derivati: mentre solo il 5% dei campioni di olio d’oliva è risultato positivo a più di un residuo, la percentuale sale al 14,2% per il vino.
Stiamo parlando di dati italiani. Il fatto è che, secondo la legge italiana, sarebbero rari i casi ritenuti irregolari. Cioè: è raro che le concentrazioni di ogni singola molecola superino la soglia dell’irregolarità. La definizione stessa dei limiti di massimo residuo (LMR) continua infatti a basarsi sui singoli residui. Si possono però usare più pesticidi in quantità minori senza incorrere in irregolarità. Ed ecco quindi che troviamo una percentuale altissima di frutta contaminata da più residui: con quale conseguenze sulla salute?
‘Tra le sostanze maggiormente rinvenute – segnala Legambiente – troviamo il clorpirifos, un insetticida riconosciuto da numerosi studi scientifici come interferente endocrino con spiccata attività neurotossica, il captano, fungicida riconosciuto dall’Epa come possibile cancerogeno e il Fosmet, un insetticida fosforganico dal notevole impatto ambientale e particolare tossicità riscontrata a danno delle api’.
Negli Stati Uniti l’organizzazione Environmental Working Group ha stilato una classifica dei vegetali più contaminati invitando i consumatori a servirsi di prodotti biologici, almeno per la frutta e le verdura con maggiori problemi di sicurezza. I ‘peggiori’ sono risultati nell’ordine mele, sedano, peperoni, pesche, fragole, uva e spinaci.